AVEZZANO. Aumenti ticket mensa scolastica. I genitori puntano il dito sull’amministrazione comunale su tempi e modi in cui è stata data comunicazione della nuova decisione.
E così, ieri mattina, le mamme hanno raggiunto i presidi dei quattro istituti scolastici, che offrono il tempo pieno. E quindi il servizio mensa. E hanno utilizzato i presidi Claudia Scipioni dell’istituto comprensivo “Collodi-Marini”, Patrizia Marziale, di quello “Giovanni XXIII-Vivenza”, Berardino Franchi, della “Mazzini-Fermi” e Angelo Recina, della “Corradini-Pomilio”, come interlocutori con il Comune. Un gruppo di genitori ha anche avviato una petizione per chiedere all’amministrazione di fare un passo indietro.
Se da un lato, dunque, c’è il vicesindaco Nando Boccia, il quale ha già annunciato che “la scelta è stata fatta per tutelare le famiglie più deboli, che vanno aiutate dai più ricchi, in base al principio di solidarietà sociale”. Dall’altro ci sono i genitori, che annunciano battaglia e soprattutto che dal primo ottobre i propri figli andranno a scuola con il panino e non con il ticket mensa.
Così mentre c’è chi esulta per il ritorno a scuola del panino con la frittata o con la mortadella, ci sono i presidi, assediati dai genitori e senza aver avuto la possibilità di venire a conoscenza di quanto sarebbe dovuto accadere, che recriminano al Comune di non averli interpellati.
Punto in comune sui tre fronti: non far risentire ai bambini di nessun trauma e di fare in modo che possano adeguarsi “alla novità”, al meglio.
Nel giro di qualche giorno toccherà ora alla Asl pronunciarsi su come dovranno comportarsi i dirigenti scolastici con l’ingresso nelle scuole di cibi “non controllati”. E ai presidi spetterà anche riorganizzare l’ora educativa in cui i bambini mangiano.
E allora come si farà il calcolo di pagherà di più e chi di meno? Il parametro scelto è quello utilizzato dagli Enti che concedono prestazioni assistenziali. Si tratta dell’Isee, indicatore della situazione economica equivalente. Che si basa sul rapporto tra Ise -parametro che determina la situazione economica del nucleo familiare, che scaturisce dalla somma dei redditi e del 20% del patrimonio mobiliare e immobiliare di tutto il nucleo familiare- e il numero dei componenti del nucleo familiare, in base ad una scala di equivalenza stabilita dalla legge.
Dunque, per chi ha un valore non superiore a 5.018 euro c’è l’esenzione totale. A pasto: 2,64 euro fino a 12.544 euro. Tre euro e 73 (50 centesimi in più) tra i 12.544 e i 15mila euro; 4,23 (1 euro in più a pasto, circa 20 euro al mese) per le fasce di popolazione più agiate che superano i 15mila euro di valore Isee. Per il terzo figlio, la tariffa è agevolata: 1,60 euro. (m.t.)