CIVITELLA ROVETO. È tornato in una piccola urna tricolore Amelio Mariani, classe 1916, di Meta di Civitella Roveto. Era partito all’età di 18 anni per il servizio di leva, e subito dopo era stato arruolato tra le fila dell’esercito italiano nella II Guerra Mondiale.
Si trovava sul fronte greco albanese quando venne catturato dai tedeschi e tradotto nel campo di concentramento di Dortmund. Lì fu costretto a subire, come hanno raccontato i suoi commilitoni e compaesani sopravvissuti, non solo lavori forzati, ma violenze, vessazioni e soprusi. La fine della guerra e l’arrivo degli americani permisero a Mariani di lasciare il campo. I suoi amici salirono sul treno che li avrebbe riportati in Italia, Mariani invece decise di prendere quello successivo perché voleva prima trovare un pensiero da riportare a sua madre. Consegnò, ai suoi compagni, una lettera da far recapitare a mamma Lucrezia. C’era scritto: “torno presto”. Era il settembre del 1945. Mariani, invece, non è mai tornato. Fino a ieri mattina.
Il generale di brigata Nicola Ficco, capo ufficio del commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra, ha scorto, insieme al consuocero Mauro Mariani, il nome di Amelio Mariani tra il lungo elenco dei sepolti in terra straniera e subito ne ha rintracciato i familiari. Si trovava nel cimitero militare italiano d’onore a Francoforte sul Meno.
«Era il 2011» dichiara il sindaco di Civitella Roveto, Raffaelino Tolli «quando ricevemmo la notizia dal ministero della difesa e dal consolato italiano di Francoforte. La burocrazia ha fatto sì che passassero due anni prima che la salma di Mariani tornasse a casa». «Oggi» continua il primo cittadino «possiamo finalmente rendere onore al soldato Mariani e, attraverso di lui, a tutti i militari di Meta e di Civitella che hanno rischiato la vita, sino a perderla, per la loro patria. Sono tanti quelli che sono morti e, purtroppo, non sappiamo neanche se e dove sono sepolti. Quello che abbiamo, quello che siamo oggi lo dobbiamo a loro».
«Solo oggi, dopo settanta anni dalla fine della guerra, i miei genitori e in particolare mia madre Violetta e zia Velia, uniche sorelle ancora in vita, davanti ai resti di zio Amelio, di cui porto orgogliosamente il nome, si sentono appagate» commenta emozionata Amelia De Blasis, nipote del soldato Mariani, al termine della celebrazione officiata da mons. Franco Geremia. «Oggi è stato esaudito il grande desiderio dei miei nonni, soprattutto di nonna Lucrezia, che per lunghi anni lo ha aspettato invano scrutando ogni giorno l’orizzonte per cercare il volto amato di suo figlio». «Mia nonna» prosegue la De Blasis «che ogni mattina si recava in montagna per recuperare la legna per l’inverno, aveva concordato con i propri figli un modo per avvertirla dell’arrivo di Amelio: dovevano stendere sul terrazzo, in bella vista, un lenzuolo bianco che lei avrebbe potuto scorgere anche da molto lontano». «Purtroppo la struggente attesa» conclude la nipote di Mariani «ha accompagnato mia nonna per tutta la sua lunga vita – è venuta a mancare alla bella età di 94 anni. In tutti quegli anni non ha fatto altro che pregare per il suo perduto e introvabile figlio. Alternava il lavoro all’uncinetto con la lettura del Vangelo in mezzo al quale c’era la foto di zio Amelio che lei baciava spesso, furtivamente, come per paura di togliere a quel gesto la sacralità, l’importanza che per lei rivestiva».
Sabato 12 ottobre, in una cerimonia che coinvolgerà anche i bambini delle scuole, i resti di Mariani verranno tumulati nel cimitero di Civitella Roveto, nella cappella dedicata ai caduti di guerra.
Maria Caterina De Blasis