AVEZZANO. Mentre continua a crescere la mobilitazione in difesa dei tribunali condannati alla soppressione, arrivano le prime delibere consiliari: Avezzano, Pescina, Ovindoli, Gioia dei Marsi hanno già adottato l'atto, mentre altri Comuni stanno seguendo la stessa strada.
Duecentocinquanta le città italiane alle quali sarà inviata la delibera, tutte interessate dall'ingiusta cancellazione dei presidi della legalità “affinché”, hanno sottolineato i componenti del Comitato e gli amministratori, “i consigli comunali facciano sentire ufficialmente il loro dissenso su una legge ingiusta che peggiora la qualità della vita dei cittadini e produce un aggravio di costi”.
Nel frattempo la Cassazione, dopo il pass ufficiale, ha assegnato il titolo alla richiesta referendaria “Revisione delle circoscrizioni dei tribunali ordinari” ufficializzato nel vertice in Municipio ad Avezzano, dal consigliere delegato della regione Abruzzo, Gino Milano.
Il consigliere, dopo aver evidenziato la spinta in avanti della Cassazione, ha illustrato il programma operativo: nella settimana tra il 9 e il 14 dicembre sarà fissato un vertice regionale con i sindaci delle città di Avezzano, Sulmona, Vasto, Lanciano, i presidenti delle Provincie di L'Aquila e Chieti, i consigli degli ordini e i consiglieri regionali dei territori, “affinché l'Abruzzo dia vita a un Comitato regionale, con un ufficio ad hoc, per adottare azioni comuni mirate a rafforzare la squadra in difesa dei presidi della giustizia a rischio”.
Al tavolo tecnico-politico erano presenti anche il vice sindaco di Avezzano, Nando Boccia e gli assessori Patrizia Petricola e Francesco Paciotti, che hanno ribadito il massimo sostegno alla battaglia in difesa del tribunale. Inoltre i componenti del direttivo dell'associazione “Comitato pro-referendum sulla geografia giudiziaria” (Annunziata Morgani, Roberto Guanciale, Antonio Carlini e Agostino Barbati), e l'ispiratore dell'iniziativa, Mario Petrella, hanno fatto il punto sui passi in avanti della richiesta di referendum e sulle azioni operative mirate a salvaguardare il diritto alla giustizia di prossimità “che”, hanno concluso, “interessa tutti i cittadini. Per questo occorre una mobilitazione generale”.