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Quanto siamo preparati in caso di terremoto?

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30.000 morti su una popolazione di 120.000: questa la cifra drammatica del terremoto della Marsica la mattina del 13 gennaio del 1915.

 

Al termine della scossa di magnitudo 7.0 con epicentro nel Fucino il sisma aveva colpito dritto nel cuore il nostro territorio, Avezzano non c’era più e contava oltre 9.000 vittime, Gioia dei Marsi 3.500 morti, Pescina 5.000, San Benedetto dei Marsi 2.700 e via via tutti gli altri centri.

 

E poi gli sfollati, i senzatetto, gli orfani che si sono trovati per strada in un inverno particolarmente rigido, quegli orfani per i quali tanto fece Don Orione, quelle persone cui non mancò l’aiuto di Nazario Sauro.

 

Fu un evento naturale di una gravità inaudita, tanto che anche il re d’Italia Vittorio Emanuele III detto ‘sciaboletta’ venne a visitare le macerie di Avezzano.

 

Qualche mese dopo il terremoto in una lettera inviata a suo fratello, Ignazio Silone che in quella tragedia perse la madre, descrisse così quello che vide: ...Ahimé! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l’ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto”.

 

L’allarme fu lanciato solo dodici ore dopo e i soccorsi cominciarono ad arrivare nella Marsica solo all’alba del giorno dopo: in quell’episodio della nostra storia fu messa in evidenza l’impreparazione dello Stato, impreparazione che solo qualche mese dopo si tramutò in oblio visto che l’Italia si preparava ad entrare in guerra contro l’Austria e il re aveva altro a cui pensare.

 

E oggi?

Oggi la Marsica continua ad essere un territorio a rischio sismico elevato, tutti i Paesi hanno comunicato al Dipartimento di Protezione Civile di aver redatto un piano in caso di emergenze, compresa quella derivante da un terremoto.

Ma quanti amministratori dei centri marsicani hanno comunicato ai propri cittadini le regole basilari di comportamento in caso di terremoto? Quanti hanno intrapreso una campagna di informazione nelle scuole, nei luoghi pubblici, nei luoghi di lavoro, nei luoghi del nostro vivere quotidiano? Quanti possono dire oggi di aver fatto tutto il possibile per essere pronti in caso di emergenza?

 

Tante domande a cui bisogna dare risposte veloci, oneste e concrete facendo tesoro degli insegnamenti che non ci devono riportare indietro di 99 anni, basta pensare al 2009 e a quello che è successo all’Aquila.

Tutto per il solo ed unico interesse, quello dei cittadini della Marsica.

 

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