AVEZZANO. Istituzioni e cittadinanza attiva, uniti nel coordinamento nazionale nato lo scorso dicembre, ripartono per contrastare la riforma sulla geografia giudiziaria considerata “illegittima nella sua genesi e perniciosa nella sua esecuzione”.
All’incontro, svoltosi a Roma, hanno presenziato istituzioni regionali, provinciali, comunali, comitati territoriali, rappresentanze dell'avvocatura e degli ordini dei dottori commercialisti, provenienti da Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Lazio, Marche, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Sicilia, Toscana, Piemonte e Veneto.
«Un così ampio consenso ed una partecipazione allargata da ulteriori tre regioni all'indomani della pronuncia della Consulta» commentano gli organizzatori «ci fa capire che il coordinamento, nato sotto la spinta del referendum, è quel progetto virtuoso di cui istituzioni e cittadini avevano bisogno per dialogare da "pari" e per porre in campo soluzioni comune ed efficaci come quelle decise presso la sede dei Parlamenti Regionali».
Il referendum per l'abrogazione della normativa che ha chiuso mille uffici giudiziari in tutta Italia verrà riproposto dalle Regioni che, dopo aver analizzato la sentenza della Corte Costituzionale, hanno valutato le osservazioni della Consulta e ripresenteranno l'istanza referendaria già nel mese di marzo. Verrà poi seguita una strada sperimentale di convenzioni tra Ministero e Regioni che pongono a carico del bilancio della regione le spese di gestione degli uffici giudiziari, portando la questione nella Conferenza Stato-Regioni.
Al tavolo dei lavori sono emerse le proposte di un disegno di legge che riordini in modo organico e condiviso la dislocazione sul territorio nazionale dei tribunali ed uffici del giudice di pace e, soprattutto, è stata chiesta la strada europeista con i ricorsi ai competenti organi giurisdizionali. Un'azione a tutto campo, quindi, che vedrà schierati Governi regionali, Enti locali e cittadini che hanno deciso di percorrere tutte le strade indicate e che già sono al lavoro perché la revisione delle circoscrizioni giudiziarie varata dai Governi Monti-Letta, ha di fatto contribuito a paralizzare un sistema giustizio già in grave difficoltà ed ha sancito la volontà di chi governa di allontanare sempre più la Giustizia dai Cittadini che si trovano a subire provvedimenti dannosi per la civile e democratica convivenza.
«Amara è stata la constatazione» dichiarano dal coordinamento «che oggi appare come "rivoluzionaria" la legittima richiesta di democrazia che proviene dai territori».
A guidare l’iniziativa, anche questa volta, l’Abruzzo, che era presente in gran forza all’incontro di Roma con il consigliere regionale Gino Milano a condurre i lavori dell'assemblea, l'assessore delegato per la provincia di L'Aquila Claudio Tonelli, l'assessore Patrizia Petricola per il Comune di Avezzano, l'assessore Vincenza Giannantonio per il Comune di Sulmona, l'avvocato Marcello D'Ovidio per il Comune di Lanciano, l'avvocato Angela Marina Nigro per il Comitato territoriale e Coa di Lanciano, l'avvocato Fabiana Contestabile per il Comitato pro referendum di Avezzano, l'avvocato Sandro Ranaldi per il Coa di Avezzano e il dottor Agostino Barbati per l'Ordine dei Commercialisti.