COLLELONGO. Oggi a Collelongo, come in tutta Italia, si celebra l’anniversario della Liberazione. Nel centro marsicano ci sarà anche un’ulteriore cerimonia: l’inaugurazione della teca contenente la Bandiera della Libertà. Un evento importante per ricordare una bella pagina di storia, scritta con le parole della solidarietà e della fratellanza.
Sessantanove anni fa. Il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia con Leo Valiani, Luigi Longo, Emilio Sereni, e Sandro Pertini proclama alla radio l’insurrezione: vengono liberate dai fascisti e dai tedeschi Milano e Torino, è la giornata simbolo della Liberazione e della rinascita dell’Italia dopo vent’anni di dittatura fascista e la tragedia della guerra. Gli Alleati, la Resistenza e i Partigiani vincono, da quel giorno inizia il cammino dell’Italia verso la Repubblica e la Costituzione. Come ogni anno Collelongo tiene viva la memoria e celebra la Festa della Liberazione dal nazifascismo ricordando i sacrifici e i morti. In un clima di pacificazione nazionale ricorda tutti i morti, quelli che combatterono dalla parte giusta e quelli che scelsero la parte sbagliata. Una Storia scritta non dai vincitori ma da coloro che scelsero la giustizia, la libertà, la democrazia e per questo vinsero. Grazie a loro abbiamo oggi un Paese che, immerso in mille difficoltà, è molto migliore di quello in cui sono cresciuti i nostri padri e i nostri nonni.
Ogni mattina del 25 aprile l’appuntamento è in piazza Ara dei Santi, quattro chiacchiere per aspettare i ritardatari e poi, preso il vaso di fiori, ci si incammina per raggiungere Piazza della Libertà dove c’è il monumento alla Resistenza che rappresenta l’elica del Dna e quindi la vita. Dopo la deposizione dei fiori, si sta intorno al monumento ad ascoltare il discorso che custodisce il ricordo per guardare al futuro, una cerimonia sentita ma semplice e senza sbandate retoriche. Anche quest’anno doveva essere così ma il copione è cambiato: quest’anno c’è l’inaugurazione della teca contenente la Bandiera della Libertà nell’atrio del Municipio.
Una bandiera che nell’arco di un secolo ha fatto il giro del mondo: ricamata nel 1898 a Collelongo, nel 1944 lascia il paese per essere portata in Nuova Zelanda per poi tornare finalmente a casa nel 2002. E’ un tricolore italiano ricamato da una ragazzina di dieci anni, Maria Domenica Di Stefano, sposata poi con Antonio Corradi e madre di Italia. Era il vessillo della ‘Fratellanza Agricola Per Infortuni Sul Bestiame’, e infatti le figure ricamate con fili colorati e perline sulla striscia bianca rappresentano una donna, la Giustizia che regge la bilancia, un cavallo, una mucca, un ramo di quercia e uno d’ulivo, due mani che si stringono. Una società di mutuo soccorso in un paese agricolo nel quale era forte l’odore della terra e quello degli animali utilizzati per coltivarla.
Il protagonista della storia legata alla bandiera è Ian Mac Lennan. E’ il giorno di Sant’Antonio da Padova del 1944 e quel 13 giugno la bandiera viene regalata a questo capitano del 27° Machine Gun Battalion appartenente alla Seconda Divisione Neozelandese. Dopo quattro mesi di combattimenti violentissimi, il 19 maggio gli alleati vincono la Battaglia di Cassino e sfondano il fronte scardinando la Linea Gustav dei tedeschi che si ritirano verso nord. A Collelongo arrivano quelli che in dialetto venivano chiamati “j’amerecane”, ma i liberatori che entrano in Paese con due mezzi semoventi non sono americani, sono soldati dell’esercito del Commonwealth britannico, sono ragazzi neozelandesi dell’VIIIª Armata del generale Alexander. Questi soldati in divisa kaki ricevono il benvenuto della gente di Collelongo alla Porta Jó, in una lettera inviata al Comune il capitano Mac Lennan descrive così quella giornata: “Il nostro gruppo ricevette un fantastico benvenuto e i soldati furono trattati come eroi nonostante i tedeschi fossero già scappati. Le celebrazioni erano grandissime e il vino abbondante”.
Per i collelonghesi la guerra dentro casa era finita ma rimanevano vivi i nove mesi dell’occupazione tedesca e dei bombardamenti. Dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 le truppe germaniche invadono l’Italia, a Collelongo il comando tedesco viene posizionato nell’edificio scolastico di via Malpasso. Sono i mesi della paura, dei tradimenti, delle delazioni e degli omicidi. Vengono trucidati e seppelliti ancora vivi dai soldati tedeschi Rocco Sansone, Damaso Di Loreto e Gioacchino Pascale, altri collelonghesi come Pasquale Sucapane, Scardèlla, e Giuseppe Sucapane, Pèppe Lazze, vengono arrestati, torturati e picchiati a sangue nel carcere di Tagliacozzo. Tanti di Collelongo mettono a rischio la propria vita perché nascondono e danno da mangiare ai fuggiaschi italiani che non vogliono arruolarsi e ai soldati inglesi e americani nascosti nelle stalle di Amplero. In molti assistono alla discesa dei paracadute sulla piana di Collelongo, dapprima fantocci e poi soldati Alleati veri e propri che ingaggiano battaglia con i tedeschi sulla montagna di San Nicola sotto a Valle Canale. E vicino la fonte di Canale venne ucciso il Tenente americano ‘Jim’, ricordato come “figlio di un popolo libero e fratello nostro” nel marmo affisso al monumento di Piazza della Libertà nel 1976, bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza degli Usa. E le bombe sganciate dagli aerei Alleati con le donne incinte che si rifugiavano nelle grotte scavate sullo spallettone del fossato vicino alle Majure o che andavano con i figli appena nati su in montagna. Il 3 marzo del 1944 le bombe di un aereo Alleato spuntato dal Malpasso invece di colpire i tedeschi che stavano nelle Scuole, centrano diverse case del paese a Balzo Piccione e piazza San Rocco uccidendo 10 persone. Tra queste, ironia della sorte, l’intera famiglia Zampella, sfollata da Avezzano per sfuggire ai massicci bombardamenti sulla città.
Ma poi tutto finisce e il fronte si sposta a nord, quel 13 giugno del 1944 la bandiera lascia Collelongo e insieme al capitano Mac Lennan risale tutta l’Italia fino in Austria e alla fine della guerra viene portata in Nuova Zelanda a Napier, la città dove abita il capitano sull’Isola del Nord nella regione di Hawka’s Bay. Nel maggio 2002, un gruppo di turisti neozelandesi di Napier, guidati dalla signora Pat Tondi, viene a visitare l’Italia e riporta a Collelongo la bandiera che per 58 anni “ho esposto nell’ingresso di casa mia, continuavo con la mia vita da civile ma sempre con il pensiero di riportare la vostra bandiera dove doveva essere – dalla lettera di Mac Lennan – ora dato che mi sto avvicinando al mio ottantottesimo compleanno riportarla mi sembrava un problema sempre più presente quindi sono contento che qualcuno abbia accettato di farlo per mio conto. Vorrei sinceramente riportarla io stesso ma non mi è più possibile. Con un affettuoso pensiero al mio tempo trascorso in Italia, mi scuso profondamente per il ritardo nello svolgere questo mio compito”. Una bella cerimonia suggella il ritorno della bandiera in Paese e al gruppo di turisti neozelandesi, sorpresi anche loro dall’ospitalità collelonghese che a distanza di sessant’anni è ancora intatta, viene affidata una targa e un nuovo tricolore italiano da consegnare all’anziano capitano Mac Lennan.
Da Napier arrivano le foto della consegna della targa e della bandiera a Ian Mac Lennan che il 2 giugno 2002 scrive a Nicola Pisegna Orlando: “Al sindaco, ai consiglieri comunali e al popolo di Collelongo, esprimo la mia gratitudine per la targa, la bandiera d’Italia e i libricini che il gruppo di turisti mi hanno portato. Un pensiero molto gentile da parte vostra, li apprezzo molto, grazie. Senza dubbio il gruppo ha espresso lo stupore e il piacere degli avvenimenti della giornata, incluso la vostra accoglienza così cordiale. Posso assicurarvi che sono ancora ‘effervescenti’ per il momento culminante del soggiorno nel vostro paese. La bandiera italiana ora è appesa orgogliosamente sulla parete di casa mia dove la bandiera di Collelongo ha passato moltissimi anni. Il mio apprezzamento profondo e i miei saluti di fratellanza affettuosa. Ian Mac Lennan”.
Nell’Aula Consiliare del Comune di Collelongo, dal 2002 oltre al tricolore italiano e alla bandiera stellata dell’Europa, ha trovato posto per sempre la bandiera neozelandese, non a caso esposta nella casa dei cittadini. La casa dove i cittadini liberi scelgono liberamente con il proprio voto coloro che devono sedere lì per rappresentarli e amministrarli. Se non sono contenti di come hanno lavorato durante il mandato, non li rivoteranno e li manderanno a casa. Questa è la democrazia che oggi, troppe volte ci sembra scontata fino a non riconoscerne il valore. Il 25 aprile è il giorno nel quale ricordiamo coloro che per ottenerla hanno combattuto e sono morti. Diceva Sandro Pertini: “Oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere le posizioni che abbiamo conquistato, consiste nel difendere la Repubblica e la Democrazia”.
Sono passati settant’anni: Collelongo ricorderà sempre il capitano Mac Lennan, un giovane che con molti altri venne a combattere dalla Nuova Zelanda per restituire al nostro popolo una speranza per il futuro. Oggi lo ricambiamo con le sue stesse parole: Ciao Capitano, a te e al popolo neozelandese il nostro saluto di fratellanza affettuosa.