Attualità 15:12

Aree interne abbandonate

Gabriele De Angelis: "Cambiare la Regione, per cambiare la politica regionale per la Marsica"


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L’Abruzzo mantiene le sue posizioni nella classifica delle regioni italiane, ma questo non vale per le aree interne. La provincia montana, negli ultimi anni, cede su tutti i fronti: il reddito pro-capite scende, l'occupazione pure, le grandi imprese sono in crisi, le piccole vengono strangolate dalle tasse e dalla difficoltà ad ottenere credito da parte delle banche. Ne parliamo con l'assessore Gabriele De Angelis, a margine dell'affollata manifestazione del neo gruppo consiliare Partecipazione Popolare al Don Orione di Avezzano. 

 

"Certo, definire la Marsica come area a rischio di marginalità può sembrare eccessivo - dice l'ass. De Angelis -  tuttavia i segnali di allarme si moltiplicano. Basti pensare alle gravi crisi aziendali, all'assenza di una politica industriale che valorizzi le nostre tipicità come l'agroalimentare, all'assenza di investimenti regionali significativi nelle infrastrutture, nei trasporti e nelle reti avanzate di telecomunicazione. Si  rileva in Abruzzo, con rinnovata evidenza, la questione del dualismo territoriale. Torna attuale il dibattito sugli strumenti di politica per contrastarlo, dato che l'esecutivo Chiodi ha fatto poco o nulla per le aree interne".

 

La politica regionale,  negli ultimi anni, è stata molto squilibrata ed a favore delle aree costiere. La montagna soffre, e negare il problema non contribuisce alla sua soluzione. "Lo sviluppo delle aree interne è stato per anni affidato - continua De Angelis - ad insediamenti industriali esterni che versano oggi in una situazione di acuta crisi, come nel caso dell’industria hi-tech marsicana.  Le aree interne tornano ad essere terre di emigrazione, ed oggi soffrono della difficoltà a mantenere la loro principale ricchezza, le risorse umane, stabilmente radicate sul territorio. La carenza di opportunità di lavoro porta ad uno spopolamento, limitato nei numeri assoluti ma particolarmente grave, perché riguarda i giovani e personale qualificato professionalmente che priva le aree interne di risorse umane importanti, di nuovi saperi, di giovani volenterosi di fare. Ciò potrebbe determinare l’innescarsi di un ben noto circolo vizioso: fuga dei talenti, carenza di risorse umane, difficoltà ad avviare uno sviluppo economico endogeno, spopolamento, carenza di servizi, decadimento della qualità della vita, abbandono del territorio ed ulteriore spopolamento. Un circolo vizioso che dobbiamo scongiurare".

 

La Marsica tiene e resiste ancora, mentre la crisi è più evidente nell'aquilano e nella Valle Peligna. Ma bisogna stare in guardia e mettere subito in cantiere un serio progetto di sviluppo dei territori. "Quel che si poteva fare, e non è stato fatto dal Governo regionale - continua l'assessore di riferimento di Partecipazione Popolare -  era la massiccia diffusione della società dell’informazione. Le tecnologie dell’informazione ed i relativi servizi permettono sia di superare rapidamente le diseconomie tipiche delle aree marginali a costi limitati, sia la delocalizzazione di una rete integrata di servizi amministrativi e sociali di base. Ciò avrebbe facilitato la fruizione di molti servizi in ambito montano, migliorando la vivibilità, l’accessibilità, e in definitiva la residenzialità ed il radicamento delle popolazioni. La rete permette di erogare servizi anche alle imprese, garantendo servizi standard a Montereale, Tagliacozzo o Castel di Sangro, indipendentemente dalla dimensione minima di domanda tale da giustificarne economicamente la presenza diretta in loco. La nuova giunta regionale dovrà recuperare il ritardo ed  investire sulle reti di telecomunicazioni avanzate, integrando i progetti già esecutivi sul territorio, come il progetto Smart City del Comune di Avezzano". 

 

E poi c'è la questione irrisolta del modello di sviluppo. "Per mantenere i saperi e contenere l’emigrazione intellettuale - continua  De Angelis - occorre puntare decisamente su modelli di sviluppo locale non esogeni, tali da esaltare le vocazionalità della Marsica: agricoltura e agroalimentare, prodotti di nicchia, artigianato, turismo, ecc, costruendo un nocciolo duro di attività economiche tipiche. Quel che si può fare, ancora, è far funzionare davvero le leggi di spesa e le istituzioni esistenti, attivare tempestivamente le procedure concorsuali (bandi europei e nazionali, ecc.). La Regione deve inoltre decentrare nelle aree più marginali, con esplicite finalità di riequilibrio, attività amministrative e servizi, ed in particolare le attività di ricerca e sviluppo, le infrastrutture culturali e sociali, le strutture assistenziali, indispensabili per radicare nelle aree più svantaggiate popolazione e risorse umane qualificate".

 

Partecipazione Popolare ha dato una chiara indicazione di voto per Giuseppe Di Pangrazio, con un programma che mette al centro proprio il superamento degli squilibri e lo sviluppo della Marsica. "Quel che si deve fare, inoltre, è prevedere misure aggiuntive per lo sviluppo delle imprese, puntando ad eliminare gli ostacoli che rendono più difficile alle imprese la localizzazione nelle aree interne. Il futuro è delle manifatture di qualità, dei servizi alle imprese ed alla persona. Se sapremo accelerare nella diffusione di nuove tecnologie e servizi, in un quadro di rinnovato protagonismo degli Enti e dell’imprenditoria locale, le aree interne potranno contribuire da protagoniste allo sviluppo regionale, a condizione che si affermi anche nella Marsica il ruolo dei servizi avanzati a sostegno dei sistemi produttivi, tali da permettere l’esercizio delle attività produttive ad elevati standard di qualità" - conclude De Angelis. 

 

Quel che si può e deve fare, ci permettiamo di sintetizzare,  è cambiare l'attuale classe dirigente politica regionale. Il 25 maggio.

 

Severino Bastone 



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