AVEZZANO. Cassazione favorevole alla richiesta di referendum-bis presentata da Regioni e comitati pro Tribunale determinati a far pronunciare il popolo italiano sulla contestata riforma della geografia giudiziaria che ha “sbarrato” porte e finestre di centinaia di presidi della legalità, dai Tribunali ordinari, alle sezioni distaccate, fino alle Procure della Repubblica, sparsi per l’Italia con la sola eccezione, ma solo fino al 2018, di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
L’Ufficio centrale per il referendum, presieduto dal giudice Severo Chieffi, ha dichiarato “conformi alla legge” tre diversi quesiti referendari formulati dalle Regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia e dai comitati, con l’obiettivo di superare anche lo scoglio della Corte Costituzionale che ha bocciato il primo tentativo.
«Il via libera della Cassazione riaccende la speranza di cancellare una legge a dir poco discutibile» commenta Fabiana Contestabile, presidente del comitato marsicano pro-referendum sulla geografia giudiziaria «e di non vedere deluse le aspettative dei territori privati dei loro presidi di legalità. Ora guardiamo con fiducia alla Corte Costituzionale chiamata a dare l’ultima parola sulla nostra sacrosanta richiesta di far pronunciare, come prevede la Costituzione Italiana, il popolo sovrano».
Superato il primo scoglio, quindi, i cinque consigli regionali - rappresentati in Abruzzo da Maurizio Di Nicola, Sara Marcozzi supplente; in Basilicata da Francesco Mollica; in Puglia da Nicola Marmo, in Sicilia da Salvatore Cordaro; in Campania da Angelo Marino - e i comitati guardano con fiducia all’esame bis della Corte Costituzionale: i tre quesiti, infatti, sono stati formulati al termine di una lunga e meticolosa analisi della prima sentenza passata ai raggi x dalla stessa Contestabile, insieme ai colleghi avvocati Mario Petrella e Roberto Di Pietro, per rimuovere gli ostacoli che hanno fatto naufragare la prima richiesta di referendum.
Ora si attende l’ordinanza di fissazione dell’udienza di discussione dei quesiti davanti ai “giudici delle leggi” che potrebbero portare al pronunciamento popolare.
Redazione Avezzano Informa