70 anni fa l’Italia fu liberata dall’occupazione della Germania nazifascista. 70 anni fa i partigiani scesero dalle familiari montagne dell’Appennino, tra le quali si erano nascosti per resistere, perché finalmente avevano vinto la loro battaglia: quella della libertà e della dignità.
Dall’8 settembre del 1943 avevano rinunciato alle loro case, ai loro affetti, perché consapevoli che c’era qualcosa di più importante. Avevano intrapreso, con impegno e coraggio, un cammino nel corso del quale molti di loro hanno incontrato la morte. Eppure, come ha scritto un illuminato Piero Calamandrei: “Sono morti senza retorica, senza grandi frasi, con semplicità, come se si trattasse di un lavoro quotidiano da compiere: il grande lavoro che occorreva per restituire all’Italia libertà e dignità. Di questo lavoro si sono riservati la parte più dura e più difficile; quella di morire, di testimoniare con la resistenza e la morte la fede nella giustizia”.
Fino a qualche decennio fa c’era chi sosteneva che la festa della Liberazione fosse da abolire, oggi, invece, la si celebra come una momento di riconciliazione. Proprio ieri, però, anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dalle pagine del quotidiano La Repubblica, ha ricordato, citando Calvino, che se tutti sono uguali di fronte alla morte, non tutti lo sono di fronte alla storia. 70 anni fa, infatti, non tutti scelsero la parte giusta, quella della lotta contro l’invasione tedesca e la Repubblica sociale. Chi lo fece, però, seppe scrivere una pagina fondamentale di religione civile e leggere nel futuro la concreta possibilità di creare uno Stato libero e democratico. È con la resistenza di donne e uomini, cattolici e atei, sacerdoti, soldati, anarchici, comunisti, liberali, socialisti, che compaiono le prime parole della nostra Costituzione. È dal loro sacrificio che è nata la nostra Repubblica. Oggi spetta a noi difendere queste importanti conquiste, senza darle per scontate perché parlano di sacrifici estremi, di ferite ancora aperte.
Mentre nella dilagante carestia morale, gli unici valori di riferimento sembrano essere quelli dell’interesse e di ciò che conviene, si fa sempre più urgente la necessità di una resistenza dei valori e degli ideali civili.
La Resistenza, dunque, cambia protagonisti, cambia grammatiche, ma continua sul filo rosso degli ideali dei partigiani di 70 anni fa. Ricordiamo il coraggio di chi ha fatto in modo che questo giorno di fine aprile divenisse così importante e imitiamone l’impegno perché la vita di tutti dipende dal dovere di tutti.
Maria Caterina De Blasis