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Riusciranno a trovare pace i disabili e le loro famiglie?

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AVEZZANO. Continua a far discutere la questione legata ai ragazzi del Centro San Domenico, ed in particolare, alla riconversione e compartecipazione alle spese per la frequenza dei centri per disabili della Regione. Era stata proprio quest'ultima, nel mese di aprile, ad aver rinviato l'udienza e la proroga tecnico-amministrativa al mese di giugno.

 

I ragazzi del Centro sono disabili gravi che soffrono di patologie neuromotorie, cognitive, psicologiche e sociali, hanno bisogno di personale specializzato per un trattamento multidisciplinare complesso e continuo. Il rischio reale è quello di non poter più ricevere le cure e l’assistenza particolare se la Regione e la Asl non troveranno un accordo con il Centro, quantomeno per la sua riconversione in struttura semiresidenziale.

 

Il 31 giugno è alle porte e questa è la data di scadenza della proroga firmata. A tutt'oggi, nonostante gli incontri e le rassicurazioni avute dal presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, dall'ass.re Regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, e dall'ass.re Regionale alla Politiche Sociali, Marinella Sciocco, nessuna risposta è stata data su cosa diventerà il Centro, chi  potrà frequentarlo e quale compartecipazione dovrà esserci da parte delle famiglie e/o dei Comuni.

 

Giovedì 21 maggio, imperterrite, Nanda Martellone e Rosanna Nicolai, mamme di ragazze disabili, hanno incontrato, grazie all'interessamento del Consigliere Regionale Gianluca Ranieri e di Giorgio Fedele, la V Commissione Consiliare Permanente della Regione Abruzzo che sta lavorando sull'argomento.

 

Durante l'audizione è stato fatto notare dalle stesse che il regolamento del 2015 che dovrebbe regolare sia la riconversione sia la compartecipazione presenta punti di criticità da non sottovalutare:

1) Non è stato stabilito, con criteri chiari, né cosa significhi riconversione e quindi che tipologia di interventi riabilitativi siano previsti per i disabili, né da quale e quanto personale debbano essere erogati;

2) Se non si definisce il tipo di servizio erogato, come si fa a chiedere agli utenti di partecipare alla spesa di prestazioni che non si conoscono?

 

Forse è il caso, secondo le mamme, di stabilire prima cosa si intende per riconversione e poi, sulla base di fasce ISEE chiare e definite (nel Regolamento 2015 che volevano approvare neanche erano presenti) stabilire la compartecipazione. Relativamente a quest'ultimo punto, l'indignazione da parte dei genitori è esponenziale visti gli sprechi che quotidianamente continuano nella Sanità. Addirittura, secondo le fasce ISEE del Regolamento del 2014, ad alcuni disabili resterebbero 150 euro al mese: lo Stato eroga pensione e accompagnamento, la Regione se li prende.

 

Eh già” sostengono le mamme “bisogna uscire dal commissariamento e, guarda un po', devono pagare le fasce sociali più deboli. Dove sono giustizia e democrazia?”.

 

Redazione Avezzano Informa


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