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Tornano a Civitella le ceneri dell’alpino Pietro Sauli, morto in Russia nel 1943 (Foto)

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CIVITELLA ROVETO. Era partito giovanissimo per la II Guerra Mondiale. Uno dei tanti alpini che dovette affrontare le enormi difficoltà della “Campagna di Russia”. Sul fronte orientale venne purtroppo catturato e portato nel campo di prigionia di Tambov, dove perse la vita nel 1943. Per decenni la moglie e il figlio hanno atteso il suo ritorno, ma solo ieri le sue ceneri sono state riportate nel paese natale, Civitella Roveto.

È questa la storia di Pietro Sauli, nato il 26 marzo 1915, morto il 16 aprile 1943 nel campo russo numero 188 e sepolto in una fossa comune insieme a migliaia di commilitoni.

 

Ad accogliere, dopo 72 anni, la piccola urna con le ceneri dell’alpino, i nipoti e i pronipoti, il sacerdote del centro rovetano don Franco Geremia, il sindaco Raffaelino Tolli, il maresciallo Fabio Renzi e l’ispettore Roberto Scipioni, rispettivamente comandante della Stazione dei Carabinieri e del Corpo Forestale di Civitella, il Gruppo Alpini, la banda e numerose associazioni del territorio.

 

«Di fronte a questi eventi ci viene sempre da ripetere le parole pronunciate da papa Benedetto XV in riferimento alla I Guerra Mondiale, definita “inutile strage”» ha commentato il parroco durante la messa in suffragio di Sauli. «È impossibile, però, pensare alla pace del mondo» ha proseguito «se prima non sentiamo la pace nei cuori».

 

Al termine della celebrazione il saluto del primo cittadino di Civitella, a cui sono seguiti quelli dell’alpino Ferruccio Sabatini che ha raccontato di come sia venuto a conoscenza della storia di Sauli e dell’organizzazione per riportare a casa le sue ceneri, e della nipote dell’alpino, Ester Sauli, la quale ha ringraziato tutti i presenti e ha rivelato che, d’ora in poi, nipoti e pronipoti potranno realizzare il desiderio di sua nonna che aveva sempre sognato di poter posare un fiore sulla tomba dell’amato marito.

 

Maria Caterina De Blasis