PESCASSEROLI. Verrà rilasciata in natura l’orsetta Morena, trovata lo scorso 22 maggio nel territorio comunale di Villavallelonga e affidata al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta del primo esperimento di questo genere in Italia e, verosimilmente, anche in Europa. L’orso marsicano è una specie a forte rischio di estinzione: la popolazione numerica, sebbene stabile negli ultimi anni, è stimata in soli 50 individui.
Trovata dai cittadini di Villavallelonga, l’orsetta, della cui madre non c’era traccia, è stata svezzata con grande successo dagli esperti del Pnalm. La sfida che ora si pone il Parco è quella della reimmettere il piccolo esemplare di orso marsicano in natura. È però difficile ipotizzare le probabilità di successo, anche perché i rischi sono molti e sono legati sia alla fase di crescita sia a quella del rilascio. Tutto si basa sulle caratteristiche e sull’indole del cucciolo ed è quindi fondamentale che, subito dopo il rilascio, l’orsetta non abbia contatti con l’uomo.
Il programma di recupero, frutto di un protocollo elaborato con la consultazione di esperti nazionali e internazionali, siglato con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato, prevede, dopo lo svezzamento già avvenuto, l’isolamento del cucciolo in un’area semi naturale. Il cibo, frutta e insetti, verrà fornito in tempi e posti diversi, nascosto e sparpagliato nel recinto, in modo da favorirne la ricerca attiva da parte del cucciolo, stimolandone la curiosità e riducendone i potenziali comportamenti tipici degli animali in cattività. Periodo e luogo del rilascio, non ancora definiti, rappresentano due elementi cardine.
«Si tratta di una sfida che il Parco ha voluto affrontare» ha commentato il direttore del Pnalm Dario Febbo «ci stiamo cimentando in un’attività molto nuova. Abbiamo consultato i migliori esperti al mondo per quanto riguarda le metodologie da seguire. I nostri addetti di tutti i settori stanno dando del loro meglio per fare in modo che questa iniziativa possa avere un esito positivo». «Le possibilità di fallimento» ha poi proseguito «in ogni caso sono molto elevate, a causa dei vari problemi di carattere etologico ed ecologico».
«Ci siamo impegnati ad aggiornare e informare periodicamente sul percorso intrapreso» ha aggiunto il presidente del Parco, Antonio Carrara «è un’operazione difficile che abbiamo voluto intraprendere. Circa 20 anni fa alcuni turisti tedeschi trovarono un’altra orsetta, Lauretta: oggi vive ancora nel Parco, in cattività. In questi anni nel mondo sono state sperimentate esperienze diverse e quindi, fin dall’inizio, abbiamo deciso di percorrere questa strada. Uno degli elementi che può caratterizzare l’Abruzzo, renderlo riconoscibile e farlo conoscere al mondo è proprio la presenza dell’orso marsicano».
«Vedo qualcosa di nuovo» il commento del comandante regionale della Forestale, generale Ciro Lungo «il fatto che oggi siamo qui tutti insieme è importante e, in particolare, è importante la presenza della Regione, perché senza di essa la conservazione dell’orso diventa impossibile nonostante i nostri sforzi. Si tratta di un interlocutore che non sempre in passato c’è stato». «È una scelta difficile quella di provare a reimmettere l’orsetta in natura» ha continuato «ma la condividiamo. Senza il coraggio non si va da nessuna parte. Noi saremo a disposizione ora e in futuro».
«Sono orgoglioso di questa bellissima cosa fatta dal Parco e dal Cfs» ha dichiarato l’assessore regionale ai Parchi, Donato Di Matteo che ha poi aggiunto: «Ci tengo a sottolineare la qualità e l’altissimo livello delle persone che abbiamo all’interno dei Parchi. L’orso è un animale bellissimo, è il simbolo del nostro Abruzzo e rappresenta un elemento di grande importanza nel sistema dei parchi, nonché un elemento positivo dal punto di vista turistico ed economico». «Deve esserci attenzione per quanto riguarda la vita di tutti i tipi di animali che popolano un’area in cui è conservata la biodiversità». «Dobbiamo promuovere meglio il nostro sistema delle aree protette e la nostra montagna» ha concluso Di Matteo «le logiche individuali, spesso, in passato, hanno portato a contributi polverizzati a vario livello. Bisogna cominciare a ragionare come una rete delle aree protette d’Abruzzo. Stiamo tentando insieme ai presidenti dei Parchi e delle aree protette un nuovo approccio della commercializzazione, della promozione e della vendita del nostro territorio. Bisogna poi riequilibrare il rapporto tra costa e montagna».
Redazione Avezzano Informa