AVEZZANO. La storia di un intero territorio, l’identità di un popolo che non è coperta di polvere, come in tanti possono pensare, ma viene conservata, tutelata e valorizzata. Metri lineari che raccolgono i documenti di interesse storico della nostra terra, tra i quali spiccano lo statuto dell’Universitas di Avezzano del XIV secolo, i catasti onciari e preonciari di Avezzano e Cese del ‘600 e ‘700, la pergamena con gli atti e i capitoli “Colonna”, tutti i libri dei consigli e delle deliberazioni della giunta comunale di Avezzano dal 1861, i cui oggetti sono stati indicizzati a livello informatico per facilitarne la consultazione. Questo e tanto altro è l’Archivio di Stato di Avezzano, diretto da Sebastiana Ferrari e ospitato all’interno del prestigioso Palazzo Torlonia.
Uno dei luoghi negati d’Abruzzo, secondo il Touring Club di Pescara, che, invece, inizia a riprendere vita e ad essere accessibile ai visitatori. Lo scopo ultimo di chi lavora tra atti e documenti, infatti, come spiega Martorano Di Cesare, uno dei funzionari dell’Archivio di Stato di Avezzano, è proprio quello di permettere a studiosi, studenti, laureandi, di consultare le testimonianze conservate, e non solo. L’ambizione, rivela infatti Di Cesare, non è solo quella di aprirsi alla città, ma di uscire dalle mura del Palazzo e portare le ricchezze dell’Archivio anche in altre istituzioni come, ad esempio, le scuole.
L’attività di promozione e valorizzazione è divenuta, negli Archivi di Stato, una delle attività preminenti, che viaggia di pari passo con quelle di conservazione, ordinamento e inventariazione. È per questo che la sezione avezzanese, sin dalla sua istituzione, ha organizzato delle mostre in occasione di appuntamenti annuali come “La settimana della cultura”, ma anche presentazioni di pubblicazioni nate proprio dalle ricerche svolte tra le stanze dell’Archivio di Stato di Avezzano, o anche dell’Aquila e di Sulmona.
Eventi culturali, visite didattiche per studenti, convegni, mostre, come quella sui manifesti elettorali delle elezioni del 1948 che rimarrà aperta sino a fine anno, per preservare la memoria storica di una comunità che ha bisogno di crescere guardando al domani, ma che può farlo solo se riconosce, riscopre e coltiva il suo ieri.
Maria Caterina De Blasis