Il mondo della telefonia a volte riserva situazioni paradossali, niente affatto rare.
Ecco un esempio che ha coinvolto una ditta. Il titolare sottoscrive un contratto con un operatore per una linea fissa e Adsl. La linea dati, però, gestita da un altro operatore, viene attivata solo dopo tre mesi. Il contratto prevedeva un canone di 380 euro al mese ma la ditta riceve fatture per 1.000 euro.
Dopo qualche mese il titolare segnala, tramite posta elettronica certificata, che le bollette non erano in linea con quanto stabilito in sede di contratto.
Si rivolge a un professionista e chiede l’attivazione del contratto secondo quanto stabilito, il ricalcolo delle fatture inviate, la disattivazione della seconda linea dati – attivata arbitrariamente, e un indennizzo per ritardata portabilità del proprio numero da calcolarsi in 10 euro al giorno per linea per un totale di 3.600 euro, nonché un indennizzo per l’attivazione di servizi non richiesti da calcolarsi in 10 euro al giorno.
Il professionista a cui la ditta si è rivolta ha chiamato in conciliazione entrambe le compagnie telefoniche coinvolte.
Come è finita la controversia?
Molto bene per l’utente in quanto, di fronte al conciliatore del Corecom, le compagnie telefoniche hanno dovuto riconoscere i ritardi e gli errori commessi, a maggior ragione per una ditta che – ovviamente – con il telefono lavora.
Quindi la prima compagnia ha proposto un indennizzo omnicomprensivo di euro 1.000 da accreditare con bonifico bancario.
La seconda compagnia ha proposto la corresponsione di un indennizzo omnicomprensivo di 2.904,50 euro di cui 2.004,50 utilizzati a saldo e compensazione di un conto non pagato dalla ditta e 900 euro con assegno bancario intestato all’utente e inviato al professionista che ha curato la controversia.
Naturalmente il professionista delegato da parte della ditta ha accettato le proposte delle due compagnie telefoniche.
Paolo Di Vincenzo