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Le eruzioni vulcaniche e i cambiamenti climatici

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Risulta quasi impossibile non rifarsi gli occhi dinanzi alla straordinarietà di madre natura. La fotografia di Nunzio Santisi, rappresenta la spettacolare eruzione vulcanica dell'Etna avvenuta poc'anzi in Sicilia; un po' di curiosità in merito: negli ultimi articoli di approfondimento di Meteorologia, abbiamo più volte detto quanto, tali esplosioni vulcaniche, se particolarmente intense come ad esempio l'eruzione del Vulcano Tambora nel 1816, rivestano una fondamentale rilevanza sia dal punto di vista meteorologico che climatologico, perché, le ceneri più leggere di un Vulcano, possono rimanere intrappolate nella media atmosfera, ossia nella Stratosfera e, viaggiando con i venti delle alte quote, possono anche essere trasportate altrove.

 

Un esempio ben noto, perché sicuramente molto più intenso dell'eruzione dell'Etna, fu per l'appunto l'eruzione vulcanica del Tambora che, alla fine del primo decennio dell'Ottocento, portò alla formazione di un vasto strato di ceneri nella stratosfera terrestre, che non fece adeguatamente attraversare la radiazione solare, innescando delle immediate conseguenze a tutta la circolazione atmosferica del nostro emisfero. In particolare, in Europa, si registrò un anno senza Estate e gli Inverni risultarono particolarmente rigidi. Le Estati caratterizzate da irruzioni d'aria fredda polare e da continui apporti temporaleschi, si narra che siano state fonte di ispirazione per la scrittura del romanzo Horror di Frankenstein, scritto da Mary Shelley, che colse l'occasione per strutturare una scenografia inquietante e per raccontare, in senso fantascientifico, le incredibili scariche elettriche dei continui temporali che interessarono le Estati degli anni 1816-17, in cui, proprio per i fattori appena illustrati, si verificò una PEG (Piccola Era Glaciale).

 

Riccardo Cicchetti

 


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