AVEZZANO. Le riflessioni di don Aldo Antonelli sul Giorno della Memoria:
Sabato scorso, in vista delle Giornata della Memoria, sono stato invitato ad una rappresentazione teatrale del diario di Anna Frank. Il pomeriggio, per puro caso, mi ritrovo a leggere, su una rivista che ho ricevuto il giorno stesso, un bellissimo servizio di Werner Weick su Etty Hillesum, un’altra grande ebrea ammazzata dai tedeschi. Dopo aver fatto un piccolo confronto tra le due, una grande riflessione di Etty che non posso non condividere con voi.
Ad Amsterdam, oltre 900.000 persone visitano ogni anno la casa natale di Anna Frank… Anche Anna Frank ha concluso la sua breve esistenza ad Auschwitz. Nella libreria del museo, una sovrabbondanza di ricordini videocassette e libri in 60 lingue.
Etty Hillesum è infinitamente meno popolare. È una figura molto più complessa e scomoda perché pone domande inquietanti sull’essere umano, domande che noi tendiamo a rimuovere perché ci danno fastidio. Il suo è un ottimismo difficile, Anna Frank ha scritto pagine commoventi. Etty Hillesum ci mette in discussione ci costringe a guardare la nostra ombra, a riconoscere che bisogna avere il coraggio di non odiare il nemico, e di affrontare prima il male dentro di noi. Quel male che noi proiettiamo sempre sull’altro, negandolo in noi stessi. A Etty Hillesum non è dedicato nessun museo. La folla non sosta davanti alla casa dove scrisse il suo diario dal 1941 al 1943. Accanto alla porta, una piccola targa. Solo chi ha una motivazione cerca e incontra Etty Hillesum.
Ed ecco la citazione con la quale commemorare questa giornata: «Sabato 14 Giugno. A volte, improvvisamente presa dall’odio, dopo aver letto il giornale o dopo aver avuto notizie dei fatti che capitano, mi metto a inveire contro i tedeschi, e allora sono capace di dire con tanta cattiveria che è un popolo di canaglie. Allo stesso tempo mi vergogno a morte. Queste espressioni fanno ormai parte della nostra conversazione quotidiana; a volte fanno sì che uno non se la senta più di vivere, di questi tempi. Ed ecco che improvvisamente, qualche settimana fa, è spuntato il pensiero liberatore, simile a un esitante e giovanissimo stelo in un deserto d’erbacce: se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quest’unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe il diritto di riversare il proprio odio su un popolo intero. Questo non significa che uno sia indulgente, si deve ben prendere posizione, sdegnarsi per certe cose, ma quell’odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia. È una malattia dell’anima. Ma non esistono forse altre realtà oltre a quelle che si trovano sui giornali e nei discorsi vuoti e infiammati di uomini intimoriti? Esiste anche la realtà di un piccolo fiore e del grande orizzonte, che si può sempre scoprire dietro il chiasso e la confusione di questo tempo.
Redazione Avezzano Informa