AVEZZANO. Stanno facendo il giro del mondo le immagini della salma di Padre Pio che, da San Giovanni Rotondo, è stata trasportata a Roma per il Giubileo straordinario della Misericordia. Insieme all’esultanza di tanti fedeli si alza anche qualche voce contraria, una è quella di don Aldo Antonelli che, prendendo in prestito le parole di don Franco Barbero, scrive: “basta col feticismo dei cadaveri e col commercio delle reliquie”.
«Viviamo tra povertà galoppanti ed ingiustizie crescenti anche nel nostro Paese. In questo contesto» va avanti don Aldo «i nostri amministratori mettono a disposizione personale, risorse di ogni genere e denaro pubblico per trasportare la salma di padre Pio che giunge in vaticano. Tutto fa brodo in questo colabrodo culturale. Non abbiamo bisogno di salme da incensare e di reliquie da venerare». «Abbiamo bisogno» spiega poi il sacerdote «di mettere le nostre risorse e i nostri cuori, le nostre mani e i nostri soldi per alleviare le sofferenze dei vivi, per solidarizzare con i più poveri e i meno fortunati di questa società. Ma la spettacolare ostensione cadaverica di padre Pio ha alcune motivazioni vaticane ben evidenti. Papa Francesco cerca ogni strada per tenere insieme una chiesa a brandelli e con alcuni comparti in liquidazione. In più il mito di padre Pio e il turismo alberghiero ad esso collegato hanno subito negli ultimi anni un tracollo: alberghi che chiudono e vengono trasformati in aziende o in case di abitazione».
«Il viaggio trionfale verso Roma» aggiunge «è un rilancio del culto che andava spegnendosi. Però, davanti a tale spettacolo, se qualche teologo alzasse la voce, forse aiuterebbe un po’ a non disperderci tra le superstizioni con l’alibi della religiosità popolare». «Mi sento profondamente offeso da questa banalizzazione della fede» conclude don Aldo «e mi sento indignato perché ancora una volta la gerarchia inganna le persone manipolando il loro bisogno di aiuto».
Redazione Avezzano Informa