A poche ore dai nuovi attentati di matrice islamica che hanno colpito Ankara e la Costa d’Avorio, don Aldo Antonelli propone una propria riflessione sul fondamentalismo, non solo musulmano:
«Sempre più spesso mi capita di incontrarmi con persone che, di fronte alle uccisioni, alle violenze, alle vessazioni e alle intolleranze di una parte dell’Islam (una parte!), amano contrapporre la “nostra” superiorità “cristiano-occidentale”, dimenticando per un verso l’altra parte dell’Islam (quello, per intenderci, più “democratico”) e, per altro verso, la parte intollerante e fondamentalista delle nostre “chiese” che usa armi più sofisticate e meno rozze…..
Ora, prendendo atto che il fondamentalismo non è altro che la riscrittura etnica della identità utilizzando un alfabeto teologico, mi chiedo (e la domanda la pongo anche a voi): è proprio tanto difficile, in un’epoca nella quale abbiamo a disposizione mezzi portentosi e fino a ieri inimmaginabili di comunicazione per la conoscenza e per il reciproco incontro, dismettere i panni del “tribale” per riscoprire le proprie radici di “uomo/donna” planetario dalla coscienza grande come il pianeta e per il quale non ci sia niente che non lo riguardi?
Sotto questo aspetto ogni definizione mi sta stretta, mi limita, mi riduce, mi amputa.
Ritrovo piena simpatia e totale sintonia con le parole di due testimoni. “Ho appreso nell’eredità del Cristo ad avere orizzonti e sentimenti universali -cattolici- secondo lo spirito delle Beatitudini. Non a sentirmi membro di una Chiesa autistica e immisericordiosa che guarda solo agli interessi e alle ferite dei suoi soci tesserati” (Quintìn Garcia Gonzales, domenicano: El Paìs 28.10.2007).
“La qualifica di cristiano mi pesa. Mi dà soddisfazione sapere che i primi credenti in Cristo la ignoravano. Il termine fu inventato ad Antiochia, nel 43, dai burocrati e dai militari romani che, per ragioni di ordine pubblico, avevano bisogno di identificare in qualche modo certe comunità poco conformi alle regole della società. Dunque, un’invenzione del potere, che distingue per meglio dominare. Non sono che un uomo: ecco un’espressione neo-testamentaria in cui la mia fede meglio si esprime. È vicino il giorno in cui si comprenderà che Gesù di Nazareth non intese aggiungere una nuova religione a quelle esistenti, ma al contrario volle abbattere tutte le barriere che impediscono all’uomo di essere fratello dell’uomo. Chi ancora si professa ateo o marxista o laico e ha bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura, non mi cerchi.
Io non sono che un uomo”. (Ernesto Balducci, L’Uomo Planetario, Ed Comunia, Milano, 1985)».
Redazione Avezzano Informa