Lavoro 06:30

Crab: “Dopo che la Regione ci ha tagliato le gambe ci consiglia di camminare da soli”

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AVEZZANO. «La precedente amministrazione regionale guidata da Gianni Chiodi, decise che per il rilancio dei centri di ricerca fosse necessario un periodo di cassa integrazione, tre anni, e di una legge mai realizzata, che stabilizzasse la situazione economica e finanziaria dei centri medesimi e che ha portato al collasso. Cambio d’amministrazione. Il presidente Luciano D’Alfonso dopo l’idea geniale di eliminare l’Arssa in una zona a vocazione prettamente agricola, decide tramite l’assessore all’agricoltura Dino Pepe la messa in liquidazione dei centri di ricerca, siamo al 12 dicembre 2014, con la nomina di quattro commissari liquidatori e l’impegno entro sei mesi a redigere una legge per il riordino dei centri. Risultato: è passato un anno e mezzo in cui gli stipendi sono stati erogati con parsimonia e, a tutt’oggi, mancano all’appello sei mensilità». Questo il riassunto della problematica vicenda del Crab di Avezzano, così come raccontata dagli stessi dipendenti.

 

«Del riordino nessuna traccia» proseguono dal centro di ricerca «solo tanti annunci, sempre disattesi, di riunioni per presentare una bozza che dimostra tutta la sua inadeguatezza sul tipo di organizzazione che i grandi statisti pensano di attuare per risolvere l’annoso problema. Si legge nella bozza che la Regione intende risparmiare sulla pelle dei dipendenti, adottando misure su stipendi e livelli di occupazione. Si parla di tagli del personale fino al 50% dell’attuale numero di lavoratori, mentre il resto sarebbe presente con contratti a progetto».

 

«Progetti che la regione dovrebbe fornire ai centri attraverso un fondo triennale di funzionamento, ma mette nero su bianco che si riserva “la possibilità di rimodularlo in funzione della capacità finanziaria della regione nelle nuove programmazioni di bilancio”. Capacità finanziaria che come già annunciato è nulla. In cambio» concludono dal Crab «la Regione offre 5 menti eccelse oltre ad un manager esterno, scelti dai grandi statisti di cui sopra, a gestire i centri riuniti. Il presidente della regione aveva assicurato che avrebbe trovato “un pertugio”, testuali parole, per risolvere la questione. Ma la proposta risulta fallimentare per la Regione Abruzzo che non sa sfruttare le potenzialità dei centri ricerca di cui le altre regioni si fanno vanto. Dopo che ci hanno tagliato le gambe ci consigliano di camminare da soli».

 

Redazione Avezzano Informa