La situazione dei lavoratori della Vesuvius è su tutti i giornali ma sembra non riuscire a entrare nell’agenda di troppi attori politici marsicani ad ogni livello.
La storia è conosciuta ma val la pena ricordarla: i lavoratori hanno occupato la fabbrica del nucleo industriale bloccando la produzione non appena hanno avuto il sentore di scarsissima chiarezza da parte della dirigenza della multinazionale sul futuro dello stabilimento di Avezzano che tradotto significa il futuro di 83 persone. L’incontro romano al tavolo del Mise è servito a chiarire alcune posizioni ma tutto è rimandato al prossimo fissato il 7 giugno “per informare le parti in merito all’evoluzione della situazione”. Spiragli per una soluzione positiva della questione ancora non se ne vedono.
Oltre a Giovanni Lolli, il vicepresidente della Regione sempre presente e impegnato quando si tratta di sposare e difendere le cause dei lavoratori marsicani, del Vescovo dei Marsi monsignor Pietro Santoro, che non si è fatto attendere per celebrare la messa tra i lavoratori all’interno della Vesuvius, degli altri politici di casa nostra (tranne qualche fugace comparsata o ricevimento a casa propria) nemmeno l’ombra.
Come sono lontani i tempi delle vertenze Micron-LFoundry o della Cartiera Burgo quando i politici, i sindaci, i deputati e senatori della repubblica, i presidenti di Regione e Provincia con assessori e consiglieri al seguito si impegnarono in prima persona per scongiurare la chiusura di quegli opifici o per la riconversione. Fuori al presidio invernale della Micron-LFoundry un sindaco di montagna armato di buona volontà inviò perfino un camion carico di legna per permettere ai manifestanti di scaldarsi davanti a un buon fuoco di faggio.
Allora si gridava tutti alla difesa del lavoro nel “Territorio Marsica” ma oggi di quella grande mobilitazione non v’è traccia e allora la domanda che circola è questa: i lavoratori della Vesuvius o “Vesuvini” che dir si voglia, di chi sono figli? Saranno mica figli di…nessuno?
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