AVEZZANO. «Non voglio raccontarvi balle. Sono tre anni che chiediamo al Mise un “tavolo dell’acciaio”, ma al governo non importa nulla. Anche gli imprenditori della siderurgia fanno la stessa richiesta, ma senza essere ascoltati». Questa la risposta senza filtri del segretario nazionale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ai rappresentanti sindacali che hanno esposto il problema della Vesuvius di Avezzano, manifestando la loro volontà di partecipare ad un’eventuale trattativa nazionale del settore siderurgico.
Umberto Trasatti e Domenico Fontana, segretari provinciali di Cgil e Filctem-Cgil, hanno spiegato a Landini la situazione dell’industria marsicana che per scelte dirigenziali, finanziarie e non di produzione, hanno sottolineato, dovrebbe spostare la propria attività in Polonia.
«La dirigenza si è presa quattro mesi, ma noi non possiamo reggere una simile situazione per tutto questo tempo» hanno confidato le rappresentanze sindacali al segretario «abbiamo occupato la fabbrica ormai da 20 giorni. Vorremmo trovare una soluzione, ma i manager non si vogliono vincolare, vogliono avere le mani libere».
IL DIRETTIVO. La discussione con Landini si è spostata poi all’interno del Comune, dove ha portato un suo saluto anche il sindaco Giovanni Di Pangrazio, seguito dal segretario regionale Fiom Alfredo Fegatelli, il quale ha introdotto i lavori facendo riferimento alle quattro realtà fondamentali per il territorio marsicano: L-Foundry, Fiamm, Saes e Telespazio.
È stato un fiume in piena, appassionato e spedito, il segretario nazionale Fiom che ha incentrato il suo intervento, in questo direttivo provinciale straordinario, soprattutto sul contratto collettivo nazionale di lavoro, bloccato allo schema di proposta di Federmeccanica dallo scorso dicembre. «Se si accettasse un simile contratto» ha attaccato «gli aumenti legati all’inflazione andrebbero solo al 5% dei lavoratori di categoria. Nella testa di molte imprese c’è l’idea di poter approfittare della crisi per depotenziare il Ccnl e spostare tutto a livello aziendale. Vogliono incentivare la contrattazione in azienda per far scomparire il contratto collettivo».
Poi l’invettiva contro il jobs act, definito come una “totale bugia” che penalizza gli ammortizzatori sociali a favore dei licenziamenti che risultano essere più convenienti per il datore di lavoro, e al Mise che gestisce solo le crisi senza riuscire a creare un progetto concreto per lo sviluppo economico della nazione.
Landini non ha mancato poi di parlare anche di pensioni, di riforma costituzionale e legge elettorale, esprimendo su entrambe un giudizio negativo, per poi ascoltare le domande degli iscritti e non al sindacato, che hanno evidenziato come il nucleo industriale di Avezzano sia diventato un “cimitero di elefanti”, manifestando anche un certo disincanto nei confronti di alcuni sindacati e soprattutto della politica.
LE RISPOSTE. «Il governo non pensa più al comparto del lavoro, ma al mercato» ha replicato il segretario «e per far fronte a tutto ciò dobbiamo ritrovare quell’unità dei lavoratori che può cambiare davvero le cose. Si dice poco “noi”, ma sempre “io”. C’è bisogno, quindi, di un cambiamento culturale. Il sindacato deve aprirsi e ricostruire la sua autonomia, non può avere una politica a seconda del governo».
Infine l’appello ad uno sforzo straordinario con due finalità: lo sciopero del 9 e 10 giugno per dimostrare che la gran parte dei metalmeccanici è con Fiom, Fim e Uilm e che i lavoratori non possono permettersi di uscire dal Ccnl, e poi per raccogliere le firme per il referendum promosso, per la prima volta, proprio dalla Cgil, con quesiti che intendono intervenire sul jobs act.
«Non ho tutte le risposte» ha concluso Landini prima di recarsi alla Fiamm per un’assemblea sindacale «ma la complessità del tema dà anche il quadro di una battaglia da portare senz’altro avanti. Come andrà a finire possiamo vederlo solo insieme».
Maria Caterina De Blasis