Che Gianni Di Pangrazio sia sotto processo a L’Aquila con l’accusa di aver commesso reati contro la Pubblica Amministrazione in veste di dirigente della Provincia è ormai storia nota a tutti.
In questi casi giova ricordare ai lettori che ogni cittadino italiano, compreso il primo cittadino di una città da 43mila abitanti, è innocente fino al terzo grado di giudizio e che nessun articolo di giornale può e deve assumere la veste di una condanna definitiva. Ne va della credibilità dei diversi poteri dello Stato e del grado di emancipazione culturale e giuridica di un popolo intero. È senz’altro una brutta gatta da pelare per Di Pangrazio ma il processo farà il suo corso e in futuro sapremo come andrà a finire.
E però la domanda che in molti si pongono in queste ore è la seguente: il Partito Democratico dov’è? Cosa pensano i dirigenti di Avezzano, quelli provinciali e regionali a riguardo?
Di Pangrazio non ha nascosto di ambire a ricandidarsi a sindaco nel 2017 anzi, pare che sia già alle prese con la preparazione delle liste. Visto il silenzio di tomba dei Democrat, siamo andati a vedere cosa dice lo Statuto del partito e soprattutto il Codice Etico. Nelle condizioni ostative alla candidatura si legge: “Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano a non candidare, ad ogni tipo di elezione anche di carattere interno al partito coloro nei cui confronti, alla data di pubblicazione della convocazione dei comizi elettorali, sia stato emesso decreto che dispone il giudizio”. E a lume di naso il procedimento difficilmente potrà concludersi nei nove mesi intercorrenti tra la prima udienza autunnale (15 settembre) e la data delle elezioni.
D’accordo, Gianni Di Pangrazio non sarà iscritto al PD, ma questo partito che già alle scorse elezioni regionali e non solo impedì in tutta Italia la candidatura di esponenti che avevano ricevuto un semplice avviso di garanzia, vuole assumersi la responsabilità di appoggiare con la propria lista un candidato con un processo in corso per presunti reati contro la Pubblica Amministrazione?
Anche qui la domanda è più che lecita: chi e quando nel Partito Democratico vorrà assumersi questa responsabilità sapendo che in caso di condanna in primo grado superiore a 18 mesi il sindaco verrebbe rimosso dall’incarico e la città commissariata?
Le riserve sulla bontà e l’efficacia dell’Amministrazione Di Pangrazio sono molte, testimoniate tra l’altro da un sondaggio scientifico di qualche mese fa che bocciò senza appello l’operato del sindaco mentre in città è già cominciata la lunga campagna elettorale che porterà alle elezioni del prossimo anno.
Diverse fette delle energie cittadine sono in campo da tempo per provare a voltare pagina, altre se ne stanno aggiungendo alla luce del sole perché ormai le carte sono sparigliate e gli schemi sui quali Di Pangrazio costruì la propria elezione sembrano non reggere più dopo quattro anni di logoramento. C’è volontà di cambiamento, una voglia che deve per forza di cose passare attraverso un ragionamento e una volontà politica chiari. Ma anche qui il Partito Democratico sembra non esserci e sceglie ancora di tacere.
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