ABRUZZO. «La politica si riprenda il ruolo di occuparsi dei bisogni della gente altrimenti è meglio lasciar perdere» questa l’affermazione concisa e diretta di Concezio Gasbarro, presidente di Confagricoltura Abruzzo, a commento della risoluzione UE sul risarcimento danni da fauna selvatica.
«La sufficienza ed anche lo scherno con cui si stanno trattando temi vitali per chi come gli agricoltori vive con l’ossigeno all’angolo della sopravvivenza» va avanti il presidente «la dice lunga sull’interesse che le istituzioni hanno per il comparto primario. Ma sono stati davvero tutti valutati gli effetti della risoluzione della commissione europea sul risarcimento danni da fauna selvatica escludendoli dal regime degli aiuti di Stato solo per le aree protette? E nei Sic che succede? E nelle aree di protezione esterna o aree contigue delle aree protette che succede? E perché mai sul territorio libero questo principio non deve valere quando come nel caso della Regione Abruzzo tutti gli ungulati escluso il cinghiale non sono specie oggetto di caccia ma specie protette per legge?».
Confagricoltura Abruzzo assicura che si è sicuramente risolto un problema dentro i parchi, che però non sono un mondo chiuso. Ma fuori, il dramma del mancato risarcimento rimane tutto e a pagarne il conto sono solo gli agricoltori. «Non comprenderemo mai la ragione per cui non vengano pagati tutti i danni da fauna che, ricordiamo» aggiungono dalla confederazione degli agricoltori «è patrimonio pubblico e non più res nullius come considerata nel passato. Giustamente si richiama la gestione faunistica come strumento regolatore delle popolazioni selvatiche, ma ogni volta che si cerca di affrontare e normare la questione, si alzano gli steccati del mondo ambientalista che utilizza l’immagine di Bambi per bloccare ogni azione di contenimento».
Confagricoltura ricorda che i ricercatori di Ispra hanno pubblicato uno studio da dove emerge che la popolazione in Abruzzo deve essere ridotta almeno del 60% per ritornare a livelli sostenibili di equilibrio con il territorio. «Delle due l’una» commentano ancora i vertici di Confagricoltura «o si pagano tutti i danni o si contengono gli stessi, ma la Regione non sembra avere le idee chiare. Gli agricoltori, i pochi rimasti, non hanno più idea di cosa seminare per non avere danni, abbandonano le attività, i territori si spopolano i rischi del dissesto idrogeologici aumentano».
«Occorre tornare con le mani nella terra per comprendere le soluzioni ai problemi della gente che ci lavora e ci vive» conclude allora Gadbarro «lasciamo le filosofie pseudo-ambientaliste nei salotti dell’immaginario. Guardiamo ad altre regioni e copiamo se proprio non siamo in grado di costruirci una strategia tutta nostra, di buoni esempi ve ne sono tanti, ma occorre molto ma molto coraggio che questo governo regionale non ha, come non lo ha avuto il passato».
Redazione Avezzano Informa