AVEZZANO – Il degrado intorno alla Cattedrale ha suscitato indignazione e vergogna da parte dei fedeli al termine della Messa domenicale. La lettera firmata dall’avvocato Salvatore Braghini parla apertamente di barbarie e riporta i sentimenti dei molti avezzanesi che hanno potuto ascoltare le parole accorate del parroco Don Claide Berardi.
Braghini fa sapere che Don Claide ha avvertito i fedeli di aver pregato la signora che cura le pulizie della chiesa di non rimuovere la sporcizia che puntualmente viene abbandonata intorno all’edificio: «Lo spettacolo è davvero raccapricciante. Cicche, lattine, avanzi di cibo, bottiglie, carte, gigantesche scritte, volgari e banali, disseminate ovunque. Persino escrementi abbandonati lungo lo scivolo che dovrebbe essere utilizzato dai disabili e che, invece, spesso deve essere chiuso perché vi si trova di tutto. Segni di un degrado che forse, in questo momento, ha fatto toccare il fondo a questa città, e cosa ancor più grave, tra l’indifferenza e l’assuefazione dei cittadini».
A questo proposito, Don Claide ha parlato di un «abbrutimento estetico che è segno di uno scadimento morale». La lettera continua impietosa andando a puntare il dito contro la politica dell’amministrazione: «Tra poco comincerà il carnevale dei proclami elettorali; promesse e impegni, che a leggere i programmi di 5 anni fa inneggianti alla ripulitura e al decoro della città, alla sua sicurezza, alla valorizzazione del verde e degli spazi pubblici, non cambieranno di molto e saranno a testimoniare ancora una volta il fallimento di una politica che riesce a fare ben poco di concreto per Avezzano».
La sensazione riportata da Braghini è quella di una città ormai in totale abbandono al degrado civile e morale: «Se gli autori del vandalismo che imbratta i muri e sporca senza remore il sagrato della chiesa e ogni spazio circostante non hanno fatto un passo indietro neanche dinanzi all’istallazione delle telecamere, vuol dire che il livello di barbarie raggiunto deve allarmare. Che non si tratta di comportamenti di pochi e sporadici; bensì di una prassi quotidianamente consumata nella consapevolezza della impunità propria e dell’indifferenza altrui. Nessuna sanzione irrogata, nessuna vigilanza rafforzata, nessuna scolaresca o associazione coinvolta a ripulire. Niente di niente. E forse quello che angoscia di più il parroco è proprio questo: non tanto l’inciviltà di chi imbratta, sporca e deturpa, ma l’indifferenza e l’apatia di chi assiste al degrado senza reagire».
Da ultimo però arriva la speranza negli uomini e nelle donne di Avezzano: «Auspico che questa città si svegli dal torpore che l’avvolge: le istituzioni in primis, le forze dell’ordine, le associazioni, la scuola, le famiglie, i cittadini onesti. Che ci sia ancora chi si sente orgoglioso di essere avezzanese, di appartenere a una storia di uomini e donne coraggiose che hanno saputo ricostruire questa città dopo la catastrofe, rimettendola in piedi con fatica e umiltà, pietra su pietra, e con tale passione da far luogo a una cittadina laddove sorgeva un paesotto. Nonostante tutto, spero che questa città trovi ancora qualcuno che sappia amarla per restituirle vita, dignità e futuro».
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