AVEZZANO – La memoria, è cosa risaputa, non è la dote migliore del popolo italiano. E non riguarda solo la politica, effettivamente, visti i personaggi, per lo più si tratterebbe di autodifesa, ma anche la vita di tutti giorni e persino chi, nel suo piccolo, ci ha regalato gioia e anche un pochino di orgoglio.
A questo triste destino non sfugge lo sport, tranne qualche raro caso, e nemmeno l’Abruzzo e la Marsica. Sono sempre Italia, per quanto dimenticate e distanti possano apparire.
La storia che andiamo a raccontare riguarda il drammatico destino toccato ad un ragazzo di Avezzano che, in poche ore, tanti anni fa, con un dito è riuscito a toccare il paradiso e la disperazione.
Portiamo il calendario indietro di parecchi fogli. E’ estate, l’anno è il 1993. Ad Avezzano, in quegli anni, si era sviluppato un grosso movimento sportivo, soprattutto di giovanissimi, attorno al Calcio a Cinque. Disciplina nuova ma in fortissima crescita. Il capoluogo marsicano, peraltro, vanta parecchi talenti e ben due squadre se la battono fra serie A e serie B. Soddisfazioni, tifo, nuovi nomi e nuove passioni attorno ad uno sport che solo qualche anno prima era ritenuto un mero divertimento da strada, al massimo da cortile. Le società si moltiplicano, si costituisce una federazione, si arriva alla Nazionale di calcio a 5. Anch’essa fortissima.
Avezzano macina gioco, punti e risultati. Arriva persino alla ribalta nazionale. In quell’estate del ’93, poi, si inizia a vociferare addirittura che un ragazzo avezzanese potrebbe andare in azzurro. Voci, esagerazioni, molto scetticismo.
A svelare il mistero, e chiudere ogni discussione, è addirittura il tecnico della Nazione di Calcio a 5 Carlo Facchin, sportivo e personaggio molto noto in Abruzzo e ad Avezzano. Fra luglio e agosto 1993, infatti, certifica che un ragazzo di Avezzano entrerà nel giro azzurro. Si tratta di Eolo Galano, classe 1969, talento puro, velocità, precisione, dribbling paralizzante e un fiuto per il gol di rara reperibilità. Nato nel calcio, dalla Fucense di Trasacco all’Orione fino all’Angizia-Luco in C2, poi decide per il Calcio a 5 che si rivela la sua specialità.
Avezzano finalmente può festeggiare un suo atleta che ce l’ha fatta.
Lo stesso Galano, ragazzo semplice e aperto, dalle mille amicizie, è felice, non sta nella pelle per la contentezza e vuole festeggiare questa notizia.
Ma la sera dell’8 agosto 1993 il sogno e quella felicità si spezzano in un attimo. Eolo Galano è in auto con degli amici. E’ buio, le strade marsicane non sono il massimo, a quell’epoca come ora, per sicurezza e visibilità. L’auto sbanda, c’è un urto terribile e il campione di calcetto, a soli 24 anni, se ne va. Per sempre. Lascia il Calcio a 5, il sogno azzurro, la vita, gli amici i suoi familiari.
L’impressione per la notizia è immensa. La città, ma la Marsica intera, è attonita e come tramortita da questo fulmineo passaggio dalla gioia alla disperazione. Dalla vita alla morte.
Gli amici, i compagni di squadra, anzi, di squadre, la famiglia, decidono di organizzare un torneo internazionale di calcio a 5 ad Avezzano per ricordare Eolo Galano. All’inizio, i primi anni, tutto si svolge anche in grande stile, come Eolo meritava. Poi, però, come recita una scena del recente film “Ustica”, «la cenere dei giorni passati copre ogni cosa». Il Torneo Galano non si fa da almeno tre anni ma una città come Avezzano, soprattutto in un periodo buio e assolutamente difficile come questo, ha necessità di fare memoria e di ricordare chi, anche solo nello sport, ha cercato di dimostrare che andare avanti e migliorare si può. Ad Eolo Galano questo lo dobbiamo. E se le solite istituzioni comunali e locali decideranno che non ci sono fondi per fare questo, ma magari per fare altre cose sicuramente meni utili, allora, che gli amici di Eolo, qualche privato, qualche parrocchia, si tiri su le maniche e faccia di nuovo scendere in campo Eolo Galano e la sua memoria.
L’8 agosto è vicino e questa è una sfida.
Pierluigi Palladini