Come tutti ben sapete, in Meteorologia, in Paleoclimatologia e in Glaciologia, è di fondamentale importanza osservare il comportamento dei ghiacciai o dei nevai, mutati anche dai cambiamenti climatici, perché, proprio come i carotaggi dei ghiacci artici e antartici, è molto importante per poter individuare e studiare al meglio l’estremizzazione climatica che stiamo avendo negli ultimi 20-30 anni. Gli studi elaborati e svolti dall’Associazione Meteorologica Caput Frigoris, proprietaria e gestore della più grande o vasta rete di stazioni meteorologiche in tutto l’Abruzzo e non solo, sono stati rilevanti e hanno evidenziato, nell’ultimo decennio, quanto il riscaldamento globale sia stato uno dei fattori ad influire significativamente nell’alterazione dell’atmosfera, proponendo e giovando vigorosi scioglimenti e rinvigorimenti dei nevai, soprattutto del Calderone, situato sul Corno Grande e il più importante di tutta la catena appenninica, nonché il più meridionale d’Europa.
“A partire dall’anno 2003 un gruppo di appassionati della montagna e della meteorologia hanno iniziato sistematicamente un monitoraggio visivo delle condizioni di innevamento del ghiacciaio più meridionale di Europa, il ghiacciaio del Calderone, nel gruppo del Corno Grande del Gran Sasso D’Italia, in Abruzzo”. Si tratta di un ghiacciaio di circo cosiddetto “fossile” perché la gran parte della massa di ghiaccio è ricoperta da detriti morenici (ghiaia e massi)”.
La neve che si accumula durante i mesi invernali, proprio per questi motivi riesce a sopravvivere parzialmente alla stagione estiva, ricopre principalmente questi detriti, e non direttamente la massa ghiacciata, che quindi non partecipa direttamente al ciclo di accumulo e trasporto ma può al massimo conservarsi in attesa di condizioni favorevoli. Proprio come abbiamo sottolineato inizialmente, il ghiacciaio non si è sciolto quasi completamente in tutte le Estati, infatti, in caso di più annate favorevoli consecutive, con accumuli nevosi maggiori degli scioglimenti, si assisterebbe alla formazione di nuovo ghiaccio al di sopra dei detriti più che all’incremento del ghiaccio “fossile” ora presente al di sotto.
Ebbene, in relazione a quanto appena trascritto, nell’immagine sottostante, si noti quanto il ghiacciao abbia subìto degli scioglimenti durante l’Estate 2003 ma soprattutto del 2007, annate che hanno avuto, inoltre, Inverni a tratti o completamente poco consenzienti all’accumulo di neve per via del loro andamento relativamente mite e il seguire di Estati calde e secche (2003/2007). Perciò, è divenuto di fondamentale rilevanza eseguire questo monitoraggio che, in tali casi, si trasforma in “sistematico”, ribadisce l’Associazione Meteorologica, coadiuvata da Marco Scozzafava.
Il continuo alternarsi di fasi cicliche all’interno delle quali si manifestano eventi meteorologici violenti mediante una frequenza e un’intensità maggiore e l’impressionante velocità con la quale tutto ciò avviene, aggiungo, è completamente contrassegnato dal riscaldamento globale, che muta il normale comportamento della circolazione atmosferica e innesca la conseguenziale alterazione delle fasi cicliche dei ghiacciai e non solo, in particolare del Calderone, il quale subisce accrescimenti e riduzioni anomale rispetto al loro normale trend. Potrebbe essere uno dei fattori che confermano quanto si sia avuto un incremento delle intense ondate di calore e di freddo, queste ultime minori rispetto agli ultimi Inverni, dei periodi caldi e freddi fuori stagione, dei temporali a carattere di nubifragio/alluvionale, dei Tornado, delle nevicate abbondanti, delle nevicate che riescono a sfiorare il deserto, delle tempeste di polvere e delle tempeste tropicali, nonché masse d’aria fredda che, a causa delle forti situazioni di blocco anticicloniche, riescono a favorire nevicate in prossimità del deserto, nonché un altro esempio può essere la combinazione e l’alterazione dei normali fenomeni climatici quali la Niña e El Niño.
Riccardo Cicchetti