Arriva a indagare sul caso della morte dell'orsacchiotta Morena anche il nucleo cinofilo antiveleno, il cui intervento è stato richiesto dal Parco Nazionale per fare chiarezza sulla vicenda.
Nel frattempo sono state avviate anche delle perlustrazioni della zone frequentate da Morena alla ricerca di indizi che possano essere utili a individuare le cause del decesso.
Morena, l'orsetta trovata sola e abbandonata l'anno scorso, svezzata dal personale del Parco e poi rimessa in libertà con un programma ben mirato che le voleva assicurare una vita libera in natura, è morta all'improvviso, quando tutte le analisi effettuate sulle sue feci speravano per il meglio: era in buona salute.
Proprio per questo non è remota l'idea di avvelenamento. La beffa del destino vuole che il decesso dell'orsa è successivo di un solo mese e poco più all' entrata in vigore della nuova ordinanza del Ministero della Salute del 13 giugno 2016 circa le «Norme sul divieto di utilizzo e detenzione di esche o bocconi avvelenati». Il provvedimento vuole rinforzare le misure di prevenzione per porre fine in modo definitivo a questa pratica crudele.
La norma vieta innanzitutto l’«utilizzo e abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni o la morte del soggetto che lo ingerisce».
Si è poi provveduto ad allargare la definizione di esca o boccone avvelenati: non indica solo alimenti con sostanze tossiche, ma «comprende anche quelli contenenti vetri, plastiche e metalli».
I cani addestrati per la ricerca di bocconi avvelenati che intanto stanno perlustrando le zone del Parco sono la parte vitale e operativa del progetto Life PLUTO, nato proprio per fronteggiare l'emergenza avvelenamento. Il progetto, approvato e cofinanziato dalla commissione europea, prevede la costituzione di veri e propri nuclei cinofili antiveleno dislocati nelle aree ritenute particolarmente critiche e a rischio. Ciascun nucleo dei sei presenti in Italia è composto da un conduttore e da due unità di supporto che opereranno con due cani addestrati secondo tecniche messe a punto in Andalusia, zona spagnola dove sono state sviluppate le migliori esperienze e competenze nel settore.
Ma per quanto queste notizie possano essere positive e in futuro salvare la vita della nostra meravigliosa fauna selvatica, intanto è morta un'esemplare femmina di orso bruno marsicano, che avrebbe potuto portare avanti la sua specie a rischio estinzione.
E come Morena non possiamo dimenticare altri casi, altri nomi, come il tristemente noto Bernardo, tanto per citarne uno. Nemmeno l'anno scorso il WWF lanciava un appello, urlando dati impressionanti: 13 orsi bruni marsicani morti negli ultimi 4 anni, uccisi da bocconi avvelenati, malattie trasmesse da bestiame allevato non vaccinato (cosa illegale) e bracconaggio. In quattro anni si è perso quindi un quarto di questa preziosa sottospecie.. e Morena si è aggiunta al triste numero.
Ludovica Salera