Il presidente di Confagricoltura L’Aquila, Fabrizio Lobene, torna sulla vicenda che lega la depurazione delle acque alle sorti degli agricoltori del Fucino: «Abbiamo apprezzato l’operato dell’Avv. Verdecchia che, in qualità di Assessore all’ambiente del Comune di Avezzano, ha combattuto, con il concreto sostegno di Confagricoltura L’Aquila ed altri movimenti, la battaglia contro la realizzazione della centrale a biomassa della Soc. Power Crop, lo apprezziamo meno nella difesa d’ufficio del Sindaco e Presidente del Comitato di sorveglianza del CAM Di Pangrazio per la questione della depurazione delle acqua».
Lobene è durissimo contro «l’“arringa” burocratica a difesa dell’operato della struttura del Comune che, giustamente, non poteva non prendere il provvedimento di sospensione dell’irrigazione risultata inquinata per l'insufficiente funzionamento del depuratore del nucleo industriale che, ricordiamo, non è solo al servizio delle oramai poche aziende industriali rimaste ma dell’intera città di Avezzano essendo stato progettato per depurare le acque di oltre 40.000 abitanti. I cittadini di Avezzano per questo servizio pagano il 50% dell’intero costo della bolletta al CAM. Sembrerebbe che la colpa è di oscuri personaggi che, speriamo, l’avvocato Verdecchia ci voglia illuminare con nomi e cognomi, o addirittura degli stessi agricoltori, che quell’acqua devono utilizzarla per la sopravvivenza delle proprie aziende».
Nel mirino del presidente di Confagricoltura anche il Cam e l’Arap: «Il paradosso è che gli agricoltori, nelle loro aziende, devono rispettare le rigide normative sugli scarichi, che sono le stesse per il CAM e l’ARAP e se non le rispettano, oltre a prendere sanzioni amministrative e penali pesantissime rischiano la chiusura degli impianti. Ed allora la domanda che sorge spontanea è: perché una impresa privata è obbligata a rispettare le leggi mentre gli Enti gestori di servizi pubblici no? Infatti, non si chiude l’impianto inquinante, si chiudono o si danneggiano, con provvedimenti cautelativi, le aziende private che, ricordiamo, in assenza di fabbriche, ora sono il perno dell’economia del territorio. È chiaro che è del tutto preminente la difesa d’ufficio del Sindaco e dei funzionari, ma le indicazioni politiche per la soluzione del problema, cosa fare perché il depuratore funzioni, quali investimenti sono necessari per renderlo efficiente, dove trovare le risorse per rendere efficienti gli impianti, dando priorità a quelli che danneggiano le attività produttive. Questo deve fare un amministratore che vuole effettivamente difendere una parte importante dell’economia del territorio. Il carteggio intercorso tra ARAP, ARTA, CAM, ASL, Comune e Regione è la più chiara dimostrazione che cittadini e imprese sono ostaggi a pagamento delle carenza della politica e della burocrazia. Prendersela con gli amministratori del passato non ha senso ed appartiene allo sport italiano per eccellenza che è lo scaricabarile».
Lobene mette in conto che il presidente di Confagricoltura non deve difendere la sua associazione ma gli agricoltori e, nell'interresse collettivo, anche la propria azienda, quindi: «Si abbia il coraggio di chiudere l’impianto che inquina e sanzionare pesantemente gli amministratori che governano gli Enti che non rispettano le leggi».
Redazione AvezzanoInforma