Sono esattamente 23,8 i kilomentri che separano Perugia da Assisi e costituiscono i passi da compiere per marciare per la pace.
Non una camminata, non una parata, ma un momento di raccoglimento comunitario per riflettere sul senso di pace oggi, per ritrovare e ritrovarsi all'interno di una comunità unita e protesa verso l'altro, lo straniero, il bisognoso.
Hanno sfilato in più di 100mila, provenienti da circa 460 città del mondo. Tanti singoli, tante famiglie, tanti gruppi, tante associazioni. Anche dalla Marsica.
Sono partiti in più di 50 da Collelongo per raggiungere Perugia e vivere la loro marcia, i loro passi sulla via della nonviolenza tracciata nel lontano 1961 da Aldo Capitini. Il gruppo de ''La Ronca'' ha partecipato per la prima volta alla marcia, organizzando questa ''uscita'' dal territorio marsicano, dove vivono solitamente la loro natura di ''camminatori domenicali', come si definiscono.
Dalle 9.30 fino circa alle 15.00, ognuno del gruppo ha camminato con i propri ritmi di passi e di cuore, ritrovandosi poi alla Rocca d'Assisi con il fisico stanco ma soddisfatto.
Gli chiediamo quale sono le sensazioni a caldo dell'esperienza, e la risposta unanime è quella di aver ritrovato un'appartenenza a valori etici e umani, oltre a essere usciti ''dal territorio'' e essersi incontrati con altre realtà, nel pieno senso della pace e della fratellanza.
Già una volta il gruppo, di solito occupato a promuovere camminate ed escursioni nostrane, è uscito dall'Abruzzo, per giungere a Roma in occasione del Giubileo.
Questa seconda uscita è stata organizzata da Michele Manna e Luciano Sucapane.
Messaggi di pace dalla Marsica dunque, per un gruppo di camminatori che hanno usato le loro gambe a servizio di tutta la comunità marsicana per essere presenti a questa 55esima edizione della camminata. I loro passi contro la guerra.
Come ha ribadito anche Papa Francesco, nel messaggio di benedizione ai partecipanti, "la guerra distrugge sempre, e con essa si perde tutto", perché causa "terribili sofferenze, specialmente ai più deboli".
Ludovica Salera