AVEZZANO – Alessandro Barbonetti presenta un’interrogazione indirizzata al sindaco Gianni Di Pangrazio e al presidente Domenico Di Berardino per chiedere conto dei conti del Comune. Sembrerebbe un gioco di parole ma il consigliere comunale di Partecipazione Popolare incalza il primo cittadino a dare risposte scritte per fugare ogni possibile dubbio su quello che lo stesso Barbonetti definisce così: «Sospetto che il Comune di Avezzano sia a un passo dal crack finanziario».
Il tutto prende le mosse dalle differenze riscontrate da Barbonetti tra l’assestamento di Bilancio votato a luglio 2016 e la variazione dello stesso votata lo scorso 4 novembre: «Una differenza talmente ampia da ingenerare il sospetto che uno dei due documenti sia ingannevole e inattendibile. Non ci sono alternative, o è inattendibile l'Assestamento o è ingannevole il documento di Variazione approvato. Non ci sono alternative, i due documenti sono troppo diversi ad appena 90 giorni dalla produzione del secondo rispetto al primo».
Secondo Barbonetti, in questa situazione “ballerebbe” una cifra che si aggira intorno ai 3 milioni di euro: «Come è possibile “sbagliare” le poste di bilancio, sul lato delle entrate, di quasi 3mln di euro? Il sospetto, sul quale chiediamo chiarimenti e smentita, è che si sia voluto da parte politica esercitare indebite pressioni per dissimulare la reale situazione economico-finanziaria del Comune alterando più o meno volutamente talune poste di entrata. Questo allo scopo di evitare la riduzione delle spese clientelari e folli dell'Amministrazione, di sostenere un fittizio piano di opere pubbliche in realtà insostenibile e di evitare un ulteriore incremento della tassazione locale. Il Sindaco a sei mesi dalle elezioni dà evidentemente fondo a tutte le capacità possibili di spesa, e contrae debiti a carico delle generazioni future. Il Sindaco assume un'altra figura dirigenziale, Sergio Natalia, che si somma ad uno staff più nutrito di quello del Sindaco di Roma. Il Sindaco aumenta le spese per le manifestazioni culturali, introducendo la novità delle manifestazioni “primaverili” (forse perché si vota a maggio?) per euro 100mila».
Partendo da questi numeri, Barbonetti stila l’elenco «di quello che questa Amministrazione non farà sicuramente entro la fine del mandato:
-non si farà il pluriannunciato restyling di Piazza Risorgimento e non si farà la Fontana monumentale;
-non si completeranno i lavori del progetto Scuole Sicure, smentendo clamorosamente il rutilante volantino diffuso dal Sindaco nel luglio 2015 in tutta la città;
-non si completerà il Nuovo Municipio;
-non si realizzerà l'Accademia Internazionale di Cucina;
-non si farà l'isola pedonale e le migliorie collegate sul centro città;
-non si farà la nuova Piazza Torlonia con l'area pedonale fino al Castello Orsini;
-non si faranno i lavori inderogabili di ristrutturazione del Castello Orsini;
-non si aprirà l'Interporto con la borsa merci;
-non si farà la nuova sede dell'Università, il quinto polo universitario con giurisprudenza ed agraria;
-non si farà l'incubatore agro-alimentare presso il Crab;
-non si farà la Smart City, neppure un accenno come il Wi-Fi capillarmente distribuito;
-non si farà il nuovo depuratore;
-non si farà neppure il nuovo forno in Borgo Via Nuova e le decine di opere più o meno grandi e piccole promesse dal Sindaco in cinque anni di mandato».
Su queste faccende Barbonetti lascia «ai cittadini il giudizio nella cabina elettorale» e da ultimo rimane in attesa delle risposte del Sindaco riservandosi di interessare la magistratura: «In linea generale, comporre un bilancio pubblico sapendo di mentire, farlo votare al Consiglio ignaro sapendo di far votare un falso, comporta un reato odioso e penalmente perseguibile che molte procure hanno in passato individuato come “falso ideologico” oppure “falsità in concorso aggravata” ed è per questo che, dopo valutazione della risposta, ci riserviamo di chiedere alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti di esercitare il proprio ruolo».
LS Direttore