Nel corso dell'inizio della settimana, l'Anticiclone delle Azzorre, responsabile della stabilità atmosferica, delle nebbie, dell'alto tasso di smog accumulatosi nei bassi strati, mollerà la sua presa, spostandosi sempre più ad ovest, cosicché una nuova e massiccia irruzione d'aria gelida di origine artica che interesserà l'Europa settentrionale e le aree balcaniche fino ai settori meridionali, lambirà l'Italia, facendo sì che soffino a tratti tese correnti nord-orientali, che provocheranno un abbassamento delle temperature e, al loro cessare, le gelate notturne.
Oltre a favorire un'alternanza tra nubi e momenti ampiamente soleggiati, essendo questi ultimi secchi ma in grado di alimentare la sensazione di freddo percepita dal nostro corpo, dalla metà della settimana, i venti freddi potrebbero originare lo "stau appenninico", dando vita a veri e propri ammassi nuvolosi sui settori orientali della nostra dorsale centrale e meridionale, essi saranno associati a deboli rovesci di neve fino a quote abbastanza basse. Una successiva configurazione modellistica, invece, mostra un'estensione dell'Anticiclone delle Azzorre fino all'Europa settentrionale e la sua contemporanea unione con la figura barica di natura termica denominata Anticiclone Russo-Siberiano, cosicché, dopo che vi sia stato un inizio Dicembre scarsamente piovoso soprattutto per molte zone d'Italia e dunque in parte anticiclonico, le porte dell'Atlantico verrebbero di nuovo chiuse dal muro di alta pressione, questa volta proiettato a mo' di promontorio, successivamente a mo' di cuneo, non sul Mediterraneo ma sul vicino Oceano.
Ebbene, alla fine della settimana che viene (16-17-18 Dicembre 2016), le massa d'aria gelida di origine artico-continentale, potrebbero iniziare a dilagare verso l'Europa centro-orientale e il nostro stivale nonché, muovendosi repentinamente verso di esso seconda la circolazione antizonale, ossia contraria al flusso umido Atlantico, provocherebbero una massiccia irruzione d'aria molto fredda e pellicolare dalle latitudini artiche, responsabile delle nevicate fino in pianura sulle regioni adriatiche (effetto ASE) e della neve sull'arco alpino fino a quote molto basse e lungo il versante orientale e occidentale dell'Appennino a quote bassissime, per via dell'effetto stau e del successivo "sfondamento appenninico". Se così accadesse, ne seguirebbe un brusco abbassamento delle temperature, specie nei valori minimi. Data la distanza che ci separa da quest'ultima tendenza meteo, vi invito a prendere tale analisi come un'ipotesi a lungo termine o con le pinze. Pertanto ne tornerò sicuramente a parlare, dando la giusta interpretazione.
Riccardo Cicchetti