Attualità 12:05

Il dovere del ricordo

campi sterminio.jpg

Era il luglio del 2000 quando la Repubblica italiana si impegnò, con un’apposita legge, a riconoscere il 27 gennaio come “Giorno della Memoria” «al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». Il 27 gennaio è una data che non è affatto casuale, ma che ricorda il giorno in cui, nel 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa aprirono i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, aprendo così le porte su una delle più grandi tragedie dell’umanità.

 

Oggi, a distanza di oltre 70 anni, i calcoli delle vittime del genocidio degli ebrei d’Europa sono ancora oggetto di dibattito, si parla comunque di una cifra che si aggira intorno ai 6 milioni di persone, eppure c’è ancora chi nega che tutto ciò sia avvenuto.

La scorsa estate chi scrive ha avuto la possibilità di camminare tra i viali di Auschwitz I e II, tra i mattoni rossi e le fotografie in bianco e nero, tra le strade ferrate e i muri di ferro spinato, dove si possono vedere ancora oggi, con gli occhi attenti della consapevolezza e dell’interesse, i nomi di chi non aveva più un nome ma un numero, i volti di chi non era più una persona ma un oggetto, le vite di chi la vita l’ha persa semplicemente perché colpevole di esistere, solo perché non considerato “altro”, ma “diverso”.

 

La furia nazista, infatti, non si scatenò solo contro gli ebrei, ma anche contro zingari, omosessuali, contro russi e polacchi, contro i testimoni di Geova, contro i disabili. Il silenzio assordante di quei campi porta ognuno di noi, vicino e lontano, in una dimensione in cui è doveroso riflettere sulla nostra responsabilità individuale e collettiva, ieri come oggi, perché la memoria non sia solo vuoto racconto e Auschwitz e Birkenau non diventino solo siti archeologici.

Mentre si rinnovano promesse di muri e barriere di filo spinato, anche nei Paesi dell’occidente democratico, ogni donna e ogni uomo ha il dovere di ricordare e di impegnarsi perché, parafrasando Primo Levi, i mostri esisteranno sempre, ma lavorando bene saranno sempre troppo pochi per essere davvero pericolosi.

 

Maria Caterina De Blasis


Ti potrebbe interessare anche Notizie
giorno della memoria | primo levi | auschwitz | birkenau