AVEZZANO. Cresce di quasi il 20% il numero di raccoglitori di funghi nella Marsica, 6 mila tutta la provincia dell’Aquila, e la Asl riparte con il servizio di controllo della commestibilità dei prodotti colti nei prati.
L’attività di verifica dell’eventuale tossicità dei funghi sarà garantita anche quest’anno, ad Avezzano, nel distretto sanitario di via Monte Velino, per due giorni a settimana, il lunedì e il giovedì, dalle 16 alle 18. I controlli, nell’ambito del servizio dell’ispettorato micologico della Asl, sono affidati al micologo Stefano Maggi.
Il servizio, attivo già dal primo giugno scorso, è gratuito e resterà a disposizione degli utenti fino al 30 novembre prossimo. Tra l’altro la Asl prevede una consulenza urgente del micologo, a supporto del pronto soccorso dell’ospedale di Avezzano, nei casi in cui occorra intervenire immediatamente per stabilire tipo ed entità dell’avvelenamento. Il consiglio degli specialisti è quello di far sempre analizzare i miceti colti nei boschi. Lo scorso anno un caso di avvelenamento, dovuto a funghi regalati da altri, si è verificato nella Valle Peligna e ha coinvolto, per fortuna senza gravi conseguenze, una famiglia con due bambini. Anche nella Marsica, un uomo, che pure aveva dimestichezza con la raccolta dei miceti ed era in possesso del patentino, è rimasto intossicato, senza gravi ripercussioni, probabilmente per aver scambiato una specie tossica per una commestibile. Infine, nel terzo caso di avvelenamento del 2016, il più grave, un appassionato del comprensorio aquilano è scampato per miracolo alla morte per aver mangiato piccole quantità della velenosissima specie Amanita Phalloides. Tre casi di avvelenamento, quindi, che declinano, in modo diverso, i pericoli legati alla raccolta dei funghi quando praticata senza la dovuta accortezza.
I più a rischio, tra coloro che vanno per funghi, sono in genere i raccoglitori che arrivano nella Marsica da altri territori, soprattutto dal Lazio, e che conoscono poco le zone di raccolta e quindi le caratteristiche dei prodotti che vi crescono. La raccolta di questi prodotti nei boschi si traduce ormai in una pratica che accomuna tutte le categorie sociali, da liberi professionisti agli operai fino agli impiegati, senza criteri anagrafici. Una parte di questo esercito di appassionati è composto da donne che, secondo l’osservatorio della Asl, sono quelle più prudenti: anche quando non li raccolgono personalmente, prima di prenderli in consegna in casa e cucinarli, sono le più solerti nel sottoporli a verifiche. Lo scorso anno il servizio micologico di controllo della Asl esaminò 139 quantitativi, stabilendone la non commestibilità in 52 casi.
Redazione Avezzano Informa