CELANO. «Volere è potere e l’amministrazione di Celano non vuole» parte così la nota diramata dal Comitato “acqua cara di Celano”. «Il Comune» proseguono «non vuole prendere posizione nei confronti del Cam ed in questo modo dimostra di non volere tutelare gli interessi dei propri cittadini».
I cittadini del comitato si rivolgono poi direttamente al primo cittadino, Settimio Santilli. «Che dice sindaco» scrivono infatti «sarà il caso di chiedere ai nostri vicini di Luco come si imposta un decreto ingiuntivo per vantare i nostri crediti (2,5 milioni euro, ben oltre il credito vantato dai luchesi) nei confronti dell’Ente Cam? Ma come, ci siamo rivolti addirittura ad uno studio legale della capitale per dare esecuzione al decreto ma a tutt’oggi niente. Anzi, l’allora vicesindaco promise a questo comitato un incontro con rappresentanti dello studio romano che ci avrebbero illustrato l’iter in atto. Siamo ancora in attesa di essere chiamati a questo incontro; così come, con profondo rammarico, dobbiamo constatare che non ha sortito effetto nemmeno una delibera, votata all’unanimità, ottenuta a seguito del partecipato consiglio del novembre 2016».
«Qualche saggio in questi casi potrebbe osservare che è una questione di “potere politico” se un Comune ottiene da un tribunale il rispetto della legge (quello di cui noi non siamo stati capaci). Ma in questo caso» argomentano dal comitato celanese «dovremmo essere noi i più forti. Oppure è proprio questo potere che rema in senso contrario? Il Cam, un Ente che più scellerato non si potrebbe. Abbiamo impudentemente affidato la nostra risorsa più preziosa, il nostro bene più sacro, la nostra acqua, ad un manipolo di avidi manigoldi incapaci, che nel corso di pochi anni ha accumulato un debito di 80 milioni di euro, 160 miliardi delle vecchie lire, nemmeno un ente statale sarebbe capace di fare di peggio, manco fosse l’Inps o altro ente nazionale. Altro che gestione mirata a criteri di “efficacia, efficienza ed economicità,” come si prefigge la legge. Gli unici criteri che hanno mosso gli amministratori che si sono succeduti sulle poltrone del Cam sono stati ingordigia, avidità e benessere personale».
«E come si fa in questi casi per ripianare?» vanno avanti gli esponenti di “acqua cara” «si aumentano le bollette. In pochi anni a Celano si è passati da 120 euro a 355 euro annui. Nella quasi totale indifferenza, fatta eccezione per quei “quattro pazzi”, ed in questo caso un mea culpa sarebbe cosa opportuna da parte di ogni celanese, che in un comitato prima e un altro ora cercano di mobilitare le coscienze. Vogliamo chiederci quale sia stato in questa vicenda il contributo dei gruppi di opposizione? “Non vedo, non parlo, non sento”. Non si fanno le manutenzioni alle reti, e se si fanno le pagano i Comuni come successo a Celano, e soprattutto non si depura, compromettendo così anche l’intero sistema agricolo, fiore all’occhiello della nostra economia. Oltre il danno la beffa».
«Sindaco, amministratori» concludono dal comitato “acqua cara” «siete con noi o contro di noi in questa vicenda? Ha senso impegnarsi per migliorare la condizione dei propri cittadini, valga per tutte le buone prassi ed il buon esempio della riduzione del canone Tarsu, e poi perdersi, è il caso di dire, in un bicchier d’acqua? Abbiamo bisogno di aiuto e di azioni concrete, basta temporeggiare, ne va della nostra risorsa più preziosa, l’acqua, e delle finanze e dell’orgoglio dei Celanesi. Volere e potere, Luco docet».
Redazione Avezzano Informa