Meteo Approfondimento. In seguito agli eventi calamitosi avvenuti a Tripoli e a Pantelleria, dunque tra il Nord Africa e la Sicilia, mediante l’insediarsi di una goccia fredda di natura atlantica all’interno della zona di alta pressione che inizialmente ci ha protetto dalle perturbazioni, mi piacerebbe illustrarvi la formazione e la prevenzione di un fenomeno che, con il cambiamento climatico in atto (estremizzazione climatica), potrebbe diventare sempre più intenso e frequente in tali aree geografiche Subtropicali, nonché aiutare i venti a sospingere polveri sahariane in sospensione più frequentemente anche verso l’Europa e soprattutto il nostro stivale. Una goccia fredda, insediatasi sul Nord Africa, vuol dire contrasto termico fortissimo, poiché le gocce fredde, lo sappiamo, sono munite d’aria molto fredda in quota e il sollevamento dell’aria caldo-umida presente nei bassi strati si trasforma in violentissime correnti ascensionali che in media spirano verticalmente fino a superare i 120 km/h, favorendo una maggiore aggregazione delle gocce di pioggia in stato di sopraffusione e dei germi di ghiaccio all’interno della nube, cosicché, quando essi non riescono ad essere più sorretti, cadono in grandi quantità per gravità verso il basso, provocando ad esempio il nubifragio a Pantelleria. C’è da dire, inoltre, che la goccia fredda era chiusa e bloccata in una zona di alta pressione, cosicché le nubi non si spostate rapidamente come avviene in una normale perturbazione ma sono insistite per più tempo sulle stesse aree. Scaricando enormi quantità di pioggia in tempi rapidissimi, che la violenza dei moti ascensionali interni alle nuvole cumulonembi, ripeto, le ha ingrossate e le ha trattenute per moltissimo tempo, elevandone il quantitativo. L’intensa instabilità, successivamente, è stata dovuta anche al carico di umidità e di aria più calda attecchita dai venti da sud-ovest, che hanno in qualche modo alimentato il vortice depressionario, la cui rotazione (nel nostro emisfero antioraria) ha dipeso un cambio di direzione e di intensità (Wind Chill), il quale ha impresso un moto rotatorio al temporale marittimo in prossimità di Tripoli (Libia) che ha assunto carattere di Supercella, ove la corrente ascensionale ha iniziato a ruotare e la rotazione si è poi trasformata in una Tromba marina, quando essa è stata stirata verso l’alto. La perturbazione di matrice nord-atlantica che ci sta attraversando dando origine a rovesci o temporali, potrebbe dare luogo ad un vortice di bassa pressione tra lunedì, martedì e mercoledì proprio in tali aree geografiche e, richiamando aria più fredda da nord-est che farà scendere le temperature sulla nostra regione Abruzzo, alimentare una vera e propria tempesta di pioggia e di fulmini tra Nord Africa ed Estremo Sud Italia.
Tornando alle tempeste di sabbia, già preesistite nel lontano e recente passato, poiché la nostra Terra è un pianeta vivo, interessano spesso le aree aride e con più frequenza ed intensità rispetto al passato. Tutto a causa dei cosiddetti “Anticicloni di blocco” che noi abbiamo conosciuto maggiormente durante l’Inverno 2013/2014, assai mite, seguito da altri Autunni tardivi ed Inverni caratterizzati da periodi siccitosi e nebbiosi nelle valli o nelle conche, forieri di inquinamento nei bassi strati delle grandi aree urbane e “infestati” dalla siccità, proprio a causa delle scarsissime precipitazioni dei mesi di Dicembre e di Gennaio, per quest’ultimo mese diversamente accaduto in questo periodo annale (2016/2017), poiché abbiamo avuto precipitazioni, soprattutto nevose relativamente abbondanti, in particolare modo sui settori orientali e meridionali.
Ritornando alle tempeste di sabbia, esse si innescano più frequentemente quando, questi anticicloni di blocco, quale l’Anticiclone Subtropicale che si instaura sul Mediterraneo sull’Atlantico centro-settentrionale fa sì che si insedi una saccatura di bassa pressione e dunque l’Africa nord-orientale e la penisola arabica, ossia aree molto aride e desertiche, vengono raggiunte da masse d’aria fredda di origine artica o ne vengono soltanto sfiorate, essendo aree Subtropicali. E non solo, le aree depressionarie che, in tardo Autunno e in Inverno, si spostano verso il Portogallo e la Spagna trovando lo sbarramento anticiclonico ad est, scendono grazie ad esso più in basso rispetto alla norma, penetrando nel Nord Africa, oltre la Catena dell’Atlante marocchina. Alcune di esse, di origine polare-marittima e artico-marittima, grazie agli ammassi temporaleschi che si generano dal contrasto termico nelle aree Subtropicali, danno luogo a nevicate sulle dune sabbiose del deserto del Sahara settentrionale, attraverso l’aria molto fredda trasportata verso il basso dalle raffiche di vento discendenti dei temporali, insieme alle intense precipitazioni, non facenti parte di queste aree che, per l’appunto, sono esenti da precipitazioni, le quali, per tutto l’anno, non sfiorano i 100 mm. In questi casi, invece, in alcune aree arabiche e persiane, avvengono addirittura allagamenti, rarissimi per queste zone. Ricorderemo sicuramente la nevicata del Dicembre 2013 nel deserto del Sahara, in Algeria, che non avveniva dal XIX secolo, ossia dall’Ottocento, nel quale, nel corso della sua metà, un’eruzione vulcanica indonesiana, il Tambora, riuscì, con le sue ceneri immesse nell’atmosfera, a dare luogo a una PEG (Piccola Era Glaciale). Le tempeste di sabbia, invece, sono innescate dalle nubi temporalesche di cui parlavamo (i cumulonembi), che si ammassano quando una massa d’aria più fredda riesce, ad esempio, ad arrivare sul Sahara e, per via del contrasto termico, le correnti ascensionali e discensionali esterne ed interne a tali nubi, diventano violentissime. Quando le correnti discendenti si scaricano a terra, si verifica il downburst, scaturente proprio dal downdraft, ossia la corrente discensionale del temporale che si scaglia a terra particolarmente intensa e si apre “a ventaglio” sotto forma di violente raffiche di vento che cambiano di direzione e di intensità, possono essere folate anche intense, sollevano il grande quantitativo di polvere e di granelli di sabbia e riescono a sostenere anche tali agglomerati di sabbia che di conseguenza si arrotolano insieme alla corrente d’aria discendente del sistema temporalesco. L’attrito di una tempesta di sabbia produce elettricità, che può avvenire anche senza un sistema temporalesco, ad esempio attraverso il vento desertico sahariano dell’Harmattan (che soffia a nord-est e ovest del deserto), un vento polveroso che può sospingere le polveri sottilissime sahariane fino addirittura al Sud America, non parliamo di sabbia che invece, diversamente dalle polveri, ha un diametro di circa un micron e non potrebbe mai rimanere in sospensione sui cieli sud-americani, perché molto pesante. Tornando ad aprire l’argomento delle tempeste di sabbia, all’interno dell’ammasso di polveri, sabbia e detriti, si generano cariche negative e positive proprio come in un temporale, anche in un temporale cosiddetto “sporco” (eruzione vulcanica data da pirrocumuli) e si formano scariche elettriche o fulminazioni all’interno della tempesta stessa, che può apparire magnificente all’occhio umano, ma allo stesso tempo segnala l’arrivo della tempesta, indice di allerta gli abitanti del deserto o delle aree limitrofe. Le polveri che invece arrivano dal Sahara, vengono spesso risucchiate o dai forti venti di un Ciclone extratropicale o da una zona di bassa pressione mediterranea, nonché dal promontorio in quota di matrice Subtropicale (Anticiclone nord-africano) che permette la loro risalita verso il nostro stivale insieme all’aria calda e umida quando sovrasta il mare nostrum. Generalmente, quando una perturbazione di origine atlantica richiama i venti di Scirocco, ossia venti che spirano dalla Siria al Nord Africa, quindi da sud-est, un grande quantitativo di polveri sahariane viene trasportato anche e soprattutto sullo Ionio, sull’Adriatico e delle volte anche sul Tirreno proprio da queste correnti d’aria meridionali, di Libeccio e dalle forti sciroccate. Un’area di bassa pressione che risale verso nord, può farle arrivare fino alle nostre regioni del Nord Italia, ma molto colpite sono di solito le aree adriatiche e ioniche, quest’ultima il Salento, quasi sempre interessato da sciroccate foriere di polveri sahariane.
Grazie per l’attenzione.
Riccardo Cicchetti