Attualità 17:10

Turismo delle origini, tra economia nuova e riscoperta di se stessi

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Avere origini marsicane, essere emigrati all’estero magari da varie generazioni e sentire la spinta del sangue verso quelle terre lontane, che non hai mai visto, ma che senti ti appartengono. E prima o poi, torni in quel borgo dal quale i tuoi nonni sono partiti, magari. Torni e scopri le tue origini: torni e fai del “turismo delle radici”.

 

Se il termine vi è nuovo, sappiate che esiste davvero come “turismo genealogico” ma non è mai stato veramente preso in considerazione come una vera risorsa su cui investire. E invece pensateci: quante sono le persone che si recano in Abruzzo dall’estero perché legate da rapporti di parentela o appunto spinti dal voler conoscere i luoghi in cui risiedono le proprie origini?

 

Eppure, è un fenomeno che apre enormi opportunità perché spingerebbe verso quella promozione turistica dei propri territori all’estero, alla riscoperta delle proprie origini e identità culturali e territoriali. Va considerato infatti che si presenta come un turismo di tipo internazionale e si indirizza verso borghi e paesini, proprio quelli da cui si dovette andar via per cercare fortuna altrove. Questo naturalmente contribuirebbe al nostro sviluppo economico, incrementando il consumo di prodotti e uso di servizi e infrastrutture.

 

In America è possibile rivolgersi ad agenzie di viaggio che progettano tour genealogici su misura. Tanti di quei viaggi hanno avuto come meta l’Italia e l’Abruzzo. Si pensi al caso di Micheal Bublè: dopo aver visitato Carrufo, da cui partì sua nonna, e dopo aver parlato del borgo ai microfoni del Festival di San Remo, ben cento canadesi, che si sentivano “forti e gentili” hanno organizzato, nel 2012, un viaggio in questo piccolo borgo dell’aquilano per scoprire le origini italiane dei loro genitori o nonni.

 

La speranza è quella di imparare a sfruttare anche questa possibilità, in una regione che già è stata definita dalla prestigiosa rivista americana Forbes uno dei migliori posti al mondo in cui vivere. Ed evidentemente anche tornare, perché, a dirla con Tolkien, “le radici profonde non gelano mai”.

 

Ludovica Salera