L’AQUILA – In Abruzzo ci sono oltre 35.000 persone che, a causa dell’obesità, rischiano seri danni alla salute e che dovrebbero essere trattati dalla branca specializzata, la chirurgia bariatrica.
Si tratta di soggetti che, in base a parametri basati sul rapporto peso/altezza, corrono una percentuale di rischio variabile da caso a caso e per i quali l’operazione chirurgica prescinde dall’estetica. Casi estremi riguardano persone che raggiungono anche i 180 chili di peso ma, in generale, chi ha problemi di obesità è affetto da altre malattie come diabete, problemi cardiovascolari, ipertensione, apnee notturne, problemi osteo articolari; patologie che abbassano notevolmente la qualità della vita e delle relazioni sociali. L’intervento chirurgico su questi pazienti richiede una preparazione e una valutazione molto attenta ed è per questo che occorrono reparti adeguati.
In Abruzzo l’ospedale di L’Aquila è l’unico a disporre di un centro accreditato dalla Sicob (Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e delle malattie metaboliche), organismo che certifica la qualità e l’efficienza della strutture affiliate.
Questa mattina, in ospedale, si è svolta la cerimonia di accreditamento ufficiale del reparto dalla Sicob con lo scoprimento di una targa. Erano presenti, tra gli altri, l’assessore regionale al bilancio, Guido Liris, il manager dalle Asl, Roberto Testa, il sindaco Pierluigi Biondi, il rettore dell’Università, Edoardo Alesse, il direttore del reparto, Giovanni Cianca e il prof. Francesco Carlei, che dirige la chirurgia universitaria in cui opera quella bariatrica. Al San Salvatore la chirurgia bariatrica ha mosso i primi passi nel 2014 e da allora, a piccoli step, ha guadagnato progressivamente terreno in termini di professionalità e organizzazione. I pazienti arrivano in gran parte dalle province di Teramo e Pescara e, da fuori regione, soprattutto Lazio e Campania (dove i lunghi tempi di attesa possono mettere a repentaglio la vita dei pazienti gravi). Decisivo, nella crescita del reparto del San Salvatore, diretto dal dr. Cianca, all’interno della Unità operativa complessa di chirurgia universitaria, diretta dal prof. Carlei, è stato il lavoro collegiale. Prima di entrare in sala operatoria, infatti, sul paziente (spesso sottoposto a dieta per essere operato in condizioni di maggior sicurezza) intervengono psicologo, nutrizionista, diabetologo, anestesista, endocrinologo, cardiologo, pneumologo, endoscopista, rianimatore e infettivologo.
“Il reparto inaugurato oggi”, dichiara il manager della Asl, Testa, “rappresenta un’ulteriore eccellenza dell’ospedale, che ho avuto già modo di visitare, testimonianza della sinergia e collaborazione con l’Università, che costituisce un valore aggiunto per l’assistenza”.
Nella chirurgia bariatrica il chirurgo avvia la fase iniziale con la selezione del paziente ma interviene solo nel passaggio finale in sala operatoria. Il centro chirurgia bariatrica di L’Aquila utilizza un numero variabile di posti letto (a seconda delle esigenze) nell’ambito dei 16 a disposizione della chirurgia universitaria. Il reparto è dotato di letti con capacità di peso fino a 250 kg mentre, in sala operatoria, questi speciali arredi sanitari tollerano fino a 280 kg. L’unità operativa, inoltre, si avvale di apparecchiature Tac, in dotazione alla radiologia, idonee per effettuare esami su pazienti di grossa taglia. Lo scorso anno gli interventi chirurgici sono stati poco più di 55, di cui 35 su pazienti residenti fuori dalla provincia e Regioni. Il 70% delle operazioni riguarda il sesso femminile mentre l’età media è 42 anni (oscilla tra i 18 e i 65 anni). La chirurgia, oltre a restituire salute e qualità di vita al paziente, riduce i costi della collettività. Il malato obeso, secondo dati Istat-Ministero della Salute, ha una spesa pro capite annuale di 1.400 euro (per cure di malattie correlate) e di altri 300 causate da assenze dal lavoro. In Abruzzo il costo complessivo annuo sulla sanità è oltre 123 milioni di euro.