Licenziata, reintegrata dal Giudice del Lavoro ma “indesiderata” dall’azienda. E’ la storia di D.M.P., una lavoratrice dipendente della Clean Service che è la società appaltatrice dei servizi di pulizia all’interno dello stabilimento ex Micron e oggi LFoundry. Dopo la sentenza di reintegro, la signora si è presentata sul posto di lavoro ma le è stato impedito l’accesso anche quando sono intervenute le forze dell’ordine chiamate dalla stessa. In una lettera del 2 maggio scorso della Clean Service viene attestato l’esonero tempestivo dal lavoro nel sito LFoundry e, «vista l’impossibilità a ricollocarla presso il suddetto cantiere, ci troviamo costretti a reintegrarla trasferendola presso altro nostro cantiere Supermercato». Una variazione della sede di lavoro ma come dichiarato dagli avvocati Alessandro Felli e Stefania Antidormi, «con la sola apparente giustificazione che la stessa “non sia gradita” alla LFoundry (ex Micron). Tutto ciò, a nostro avviso, è sconcertante poiché, viene violata una disposizione del Giudice del Lavoro, ormai passata in giudicato. Evidente la discriminazione. Riteniamo, a questo punto, che in uno stato di diritto l’atteggiamento antidemocratico di chi voglia sostituirsi alla giustizia debba essere bandito. Rincara la dose Antonello Tangredi, sindacalista e segretario provinciale Fim-Cisl: «La legge va rispettata. La signora va reintegrata nello stabilimento LFoundry e in nessun altro posto, è una bravissima lavoratrice che da 21 anni ha portato avanti la sua attività con serietà. Sono stati comunque depositati i decreti ingiuntivi perché alla signora non sono state ancora pagate le mensilità arretrate da luglio 2013».
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