VILLAVALLELONGA. Sacerdote diocesano, uomo di fede profonda che attuò con umile disponibilità il proprio ministero, animato da carità ardente verso Dio e verso il prossimo, soprattutto i più lontani. Così il carmelitano padre Giovanni Grosso, postulatore della causa di beatificazione di don Gaetano Tantalo, ha ritratto la figura del Venerabile il cui corpo è custodito nella parrocchia dei Santi Leucio e Nicola a Villavallelonga.
Qui, nel paese immerso nel verde del Parco Nazionale d’Abruzzo, si è tenuta la giornata sacerdotale dei presbiteri marsicani, alla presenza anche del vescovo di Avezzano, Pietro Santoro. Il tema dell’incontro è stato legato proprio al luogo speciale che ha ospitato i sacerdoti e che conserva i resti di don Gaetano Tantalo, proclamato venerabile il 6 aprile 1995. Con un apposito decreto sono state infatti riconosciute e dichiarate a don Gaetano la vita santa e l’eroicità delle virtù.
«Non dobbiamo perdere la speranza di vedere riconosciuta, magari anche presto, la santità di don Gaetano» ha ribadito padre Grosso «l’impegno di noi tutti è di continuare a far conoscere la sua figura, fomentando la preghiera, indicandolo come modello di vita cristiana, chiedendo per sua intercessione grazie e favori celesti».
A fine incontro il vescovo Santoro, tramite i sacerdoti, ha donato a tutte le comunità parrocchiali della diocesi dei Marsi un quadro del Venerabile, copia dell’originale custodito nel seminario regionale di Chieti, all’interno della sala dedicata a don Tantalo. Santoro ha invitato i sacerdoti ad organizzare, almeno una volta al mese, momenti comunitari di preghiera, chiedendo per intercessione di don Gaetano, la grazia della sua beatificazione.
«Il nostro desiderio» ha commentato don Ennio Grossi, vice postulatore «è quello di far conoscere la figura di don Gaetano a tutti i fedeli, affinché possa essere invocato e pregato, perché la sua vita è per noi un esempio di testimonianza e sequela al Vangelo».
Chiunque abbia notizia di fatti ritenuti eccezionali e senza spiegazione scientifica, fanno sapere dalla Diocesi dei Marsi, è invitato ad inviare quanto prima una relazione scritta e documentata al vicepostulatore e cancelliere diocesano don Ennio Grossi. Informazioni, libri e biografie su don Tantalo possono essere invece reperite negli uffici della Curia di Avezzano in Corso della Libertà.
Gaetano Tantalo nacque a Villavallelonga il 13 febbraio 1905. A cinque o sei anni, mentre giocava, cadde in una fossa di calce viva, dalla quale fu estratto miracolosamente illeso: la grazia fu attribuita dai parenti e da lui stesso all’intercessione della Madonna. Nel 1915 restò anch’egli tra le vittime del terribile terremoto che colpì Avezzano e la Marsica. Era a scuola quando la scossa fece crollare l’edificio. Colpito alla testa e gravemente ferito, fu portato a Roma, dove venne curato e riuscì a salvarsi. Nel 1918, Gaetano entrò nel seminario di Tagliacozzo per frequentare il ginnasio. L’anno seguente si trasferì ad Avezzano e, nel 1923, a Chieti, dove proseguì gli studi di filosofia e teologia. Il 4 luglio 1927 ricevette la tonsura e il 2 settembre 1928 gli ordini minori dell’Ostiariato e del Lettorato. L’11 giugno 1930 faceva domanda di ammissione agli ordini minori e monsignor Bagnoli gli conferì a luglio l’Esorcistato, l’Accolitato e il Suddiaconato. Il 3 agosto, fu ordinato diacono e il 10 agosto 1930, presbitero. I primi incarichi furono l’insegnamento in seminario e il ruolo di vicerettore. Svolse il suo servizio pastorale in diverse parrocchie, poi nel 1936 venne nominato parroco di San Pietro in Tagliacozzo, dove avrebbe trascorso l’ultima parte della sua vita.
Sempre assidua e tenera l’attenzione verso il prossimo. Uomo schivo, riservato, aveva però un atteggiamento disponibile verso tutti, gli ultimi e i bisognosi, sia materialmente sia nello spirito. Membro del terz’ordine francescano, condusse una vita semplicissima e povera. Stavano per venire i mesi bui e difficili dell’occupazione nazista. In due occasioni don Gaetano si offrì in sostituzione di persone condannate a morte. A Villavallelonga, nell’ottobre del 1943, riuscì ad evitare la distruzione del paese e l’uccisione dei suoi concittadini fuggiti all’arrivo dei tedeschi e sospettati di essere partigiani. Alcuni mesi più tardi, a Tagliacozzo, riuscì a fermare l’esecuzione di dodici giovani arrestati prima che potessero sabotare una cabina elettrica e perciò condannati alla fucilazione. In quegli stessi mesi riuscì a nascondere e a salvare la famiglia Orvieto, di religione ebraica, che aveva conosciuto a Magliano alcuni anni prima e con cui aveva stretto un legame di fraterna amicizia.
La scarsa salute, le ripetute penitenze, l’impegno indefesso nel visitare gli ammalati incurante del tempo e della fatica ne minarono il fisico e alla fine i bronchi, da sempre deboli, si infiammarono al punto di portarlo alla morte il 13 novembre 1947.
Redazione Avezzano Informa